31 Maggio 2016

Caravaggio, Amorino dormiente

Caravaggio, Amorino dormiente
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Un bambino addormentato,  abbandonato a un sonno profondo per nulla turbato dal fiotto di luce che lo colpisce proprio sul grembo e di rimbalzo anche sul volto.  È nudo, e dorme sulla terra nuda, ma non ha affatto l’aria patita: la faccia è bella paffuta e sembra davvero immerso nel mondo dei sogni.

 

Con la mano sinistra tiene quello che, se fosse un bambino come tutti gli altri, sarebbe un suo gioco: un arco con una freccia. In realtà lui, che ha tutta l’apparenza di un bambino come tutti, in questo quadro è chiamato a rappresentare Cupido, il figlio di Venere. E quella freccia la usa per far innamorare gli uomini e le donne, colpendole metaforicamente al cuore.

 

Caravaggio dipinse questa piccola tela a Malta, negli ultimi momenti della sua permanenza nell’isola, dove aveva cercato protezione presso i cavalieri di Malta, avendo iniziato lui stesso il percorso per entrare nell’ordine. Fuggiva, com’è noto, dal mandato di cattura per il delitto commesso a Roma due anni prima. Fuggiva anche lui spostandosi nel Mediterraneo. A Malta era arrivato da Napoli.

 

Da Malta scappa sbarcando a Siracusa. Viaggiava su imbarcazioni di 400 anni fa, ma paradossalmente  ben più sicure di quelle su cui oggi sono costretti a salire decine di migliaia di migranti. Quel quadro che quasi subito lasciò Malta per fare rotta sul Mediterraneo con il collezionista che lo aveva chiesto a Caravaggio e arrivare a Firenze (dove è oggi è custodito), ora torna nel cuore del Mare nostrum per un’iniziativa che dice quanto valore civile può avere uno sguardo “aperto” sull’arte.

 

È lo sguardo con cui il neo direttore degli Uffizi, Eike Schmidt,  ha immaginato che questo piccolo capolavoro di Caravaggio (una tela di poco più di un metro) potesse essere messo in relazione con l’immagine del piccolo Aylan, il bambino siriano trovato morto sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, dopo aver fatto naufragio nella traversata verso l’isola greca di Lesbo.

 

Il corpicino dipinto da Caravaggio ha la stessa innocenza e soprattutto la stessa inermità. Non richiama Aylan perché è un bambino morto, lo richiama perché è un bambino vero, a cui sembra di poter accarezzare la guancia o le piccole mani abbandonate nel sonno; che viene voglia di baciare affettuosamente sulla fronte. Per questo l’idea di portare Caravaggio a Lampedusa non è un’idea retorica. Ma è un modo perché attraverso l’arte si capisca che quelli di cui tanto parliamo, con buoni o cattivi propositi, sono corpi. E che quei corpi non ci sono estranei.

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