12 Aprile 2018

Duccio da Boninsegna, Noli me Tangere

Duccio da Boninsegna, Noli me Tangere
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Nei riquadri finali di quell’immensa opera che è la Maestà, Duccio, da puntuale e fedele cronista, mette in immagini anche gli episodi della vita di Cristo successivi alla Resurrezione.

Per distinguere la narrazione da tutto ciò che aveva preceduto ricorre ad un escamotage semplice: impreziosisce la veste di Gesù, mettendo l’oro a segnare tutte le pieghe.

È un tocco da nulla, verrebbe da dire. Ma decisivo. Mettiamoci nei panni di un artista come lui, così grande e così devoto. Nel momento in cui deve approcciare la narrazione di Cristo Risorto sente che tutto ciò che sin lì ha fatto è inadeguato.

Che ci vuole qualcosa che con maggiore oggettività dichiari che quello è un corpo vivo che ha vinto la morte. Così ricorre all’idea di quella leggera sottolineatura d’oro che fa del corpo di Cristo un corpo reale ma anche glorioso, che brillava nella penombra della cattedrale senese dove è stato per secoli sull’altare maggiore.

Tra le scene di questa sequenza finale Duccio ovviamente non dimentica il Noli me tangere, che forse è una delle punte più alte dell’intera grande pala d’altare.

È straordinaria l’intelligenza compositiva che l’artista immette in questo piccolo riquadro. Vediamo la scena di un paesaggio brullo, interrotta solo da due alberi, assolutamente fuori scala per dimensioni.

Sono due alberi che arrivano a far da rinforzo alle figure, a sottolineare l’intensità della relazione di sguardi tra la Maddalena e Gesù.

L’albero di destra è verdeggiante e fiorito, quasi a far da eco visivo alle venature d’oro della veste di Gesù. È sempre molto essenziale Duccio; è sobrio.

Ma non permette che nessun elemento possa sembrare in qualche modo non necessario, o arbitrario. Così anche il paesaggio roccioso assume una sua funzione logica e, appunto, necessaria.

È infatti un paesaggio tracciato con una geometria chiara: sale da sinistra verso destra, accompagnando e rafforzando la diagonale di Maria Maddalena inginocchiata davanti a Gesù.

È un paesaggio che “obbedisce” alla vita: la montagna che sale è un diagramma che traccia la direzione del desiderio di Maria, quell’attrattiva che le sta riempiendo la vita.

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