2 Ottobre 2015

Van Gogh, La Pietà

Van Gogh, La Pietà
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Vincent Van Gogh, pittore dal temperamento religioso ardente, dipinse una sola volta la figura di Cristo. O meglio, dipinse due volte la stessa immagine: una Pietà, la cui versione più famosa è conservata al  Van Gogh Museum di Amsterdam (nell’immagine), mentre una seconda è ai Musei Vaticani e oggi è esposta in mostra a Firenze (La bellezza divina, Palazzo Strozzi: una rassegna intelligente che indaga sui temi religiosi nell’arte tra ‘800 e ‘900).

 

La Pietà di Van Gogh è in realtà una copia di un piccolo quadro di Eugène Delacroix, pittore molto amato da Vincent: un’immagine che circolava solo grazie ad incisioni e che quindi  si presentava rovesciata rispetto all’originale. Per questo in Delacroix Maria è a destra, mentre in Van Gogh è, specularmente, sulla sinistra della tela. Rispetto alla matrice originale viene mantenuta la misura molto ridotta, come da quadro per una devozione privata, intima. Da casa più che da chiesa.

 

 

Perché Van Gogh, che addirittura ad un certo punto della sua vita aveva pensato di farsi pastore, e che riempie le sue lettere di centinaia di riferimenti alla Bibbia e al cristianesimo, affrontò una sola volta la figura di Cristo?  Una domanda legittima, dato che, ad esempio, Paul Gauguin, pittore in stretto contatto con lui, e che con lui era stato per due mesi a dipingere ad Arles, in uno studio comune, aveva dipinto più volte scene della passione di Gesù.

 

C’è un immenso pudore in Van Gogh nell’affrontare la figura del Signore. Quasi non sopportasse quella scontatezza o quell’arbitrarietà soggettiva con cui gli artisti del suo tempo la approcciavano. Per questo, una volta, davanti a un quadro con Cristo nell’orto degli ulivi di Gauguin, ebbe una reazione violentemente stizzita. Ed è interessante la motivazione di questa sua indignazione: secondo lui in quel quadro non c’era niente di reale, era tutto frutto della fantasia di Gauguin. Era solo una sorta di proiezione interiore.

 

Per tutta risposta Van Gogh dipinse il campo degli ulivi che vedeva dalla finestra dell’ospedale psichiatrico di Saint-Remy dov’era ricoverato: la contorsione drammatica dei tronchi era per lui metafora molto più “reale” della condizione di Gesù in quel momento della sua vita.

Così quando si trova in un’unica occasione a dipingere la figura di Gesù, a Van Gogh non resta che appoggiarsi sull’immagine di un grande artista a cui guardava con immensa stima.  È un esercizio di umiltà, il suo, nella consapevolezza che l’istintività su un soggetto così grande deve essere tenuta sotto controllo.

 

E che dopo tanti secoli agli artisti del suo tempo toccasse proprio l’esperienza dolorosa di un’impotenza, di un’afasia.  In questo quadro piccolo, Van Gogh non “inventa” nulla; s’adegua ad un qualcosa inventato da altri. Di suo accende solo l’incendio di quel tramonto alle spalle di Maria. Un cielo acceso di sgomento e struggimento.

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