22 Maggio 2015

Notes, 21 maggio 2015

Notes, 21 maggio 2015
Tempo di lettura: 3 minuti

“La situazione in Siria sta peggiorando. Noi cristiani ci sentiamo soli. Le parole non mi aiutano ad interpretare tutto ciò che sentiamo veramente. Ora sto comprendendo cosa vuole dire vivere da vero cristiano, vero fedele di Gesù risorto. Ora sento lo stesso sentimento dei primi cristiani, che erano così pieni di fede nonostante le forti persecuzioni. Vedo la fede in Cristo risorto più forte di prima tra la gente, anche se qualcuno quella fede l’ha persa completamente”. Così inizia una missiva che ci è pervenuta dalla Siria, da Samaan Daoud, cristiano cattolico (rito greco-melkita), ex guida turistica che la guida ora non fa più.

 

Una lettera che è testimonianza cristiana, ma nella quale c’è anche tutto lo scoramento di una situazione insostenibile: la guerra ha falcidiato vite, tante vite, e depauperato un popolo prima prospero. E oggi infuria più che mai, con l’Isis a 200 chilometri da Damasco. Oggi che i confini sono chiusi in una morsa di ferro perché le varie bande di tagliagole li hanno occupati tutti: da quello con la Giordania a quello con la Turchia, da quello con Israele a quello con il Libano (senza che tali Paesi li disturbino minimamente, per scelta o impotenza).

 

“Siamo chiusi in una gabbia”, conclude sconfortato Samaan, che lamenta anche mancanze nei pastori della Chiesa, i quali non comprendono che l’unico desiderio della gente è scappare altrove e che il loro richiamo a restare in Patria, seppur motivato dall’importanza della presenza cristiana in Terrasanta, suona duro. E spesso non riescono a custodire il gregge loro affidato dal Signore come la gente si aspetterebbe (o forse sono semplicemente e totalmente inermi, esattamente come le loro pecore).

 

“Stiamo per diventare legna da ardere per alimentare il fuoco di questa guerra assurda”, conclude Samaan nella sua missiva, ricordando che il figlio più grande presto compirà 17 anni e dovrà arruolarsi anche lui e andare a combattere; per difendere la sua gente, i suoi, dai tagliagole che l’Occidente e le Monarchie del Golfo gli hanno scatenato contro. A combattere una guerra senza senso, perché il senso lo ha solo per quanti l’hanno scatenata e la alimentano in ogni modo.

 

Avevamo iniziato la Quaresima chiedendo ai nostri lettori preghiere e un sostegno economico (felicemente arrivato) per la popolazione siriana. Concludiamo questo periodo pasquale con queste righe che grondano conforto cristiano e insieme angoscia. Sembra paradossale questa unione di opposti, ma certi paradossi appartengono alla grazia di Dio. Così che la vita cristiana scorre tra le tribolazioni del mondo e le consolazioni di Dio, come scrive sant’Agostino e come è evidente, splendente direi, nella lettera del nostro amico Samaan.

 

Da questa parte di mondo, inani spettatori di quanto si consuma di là del Mare Nostrum, non possiamo che partecipare di questo conforto e di questa angoscia con la preghiera e quei poveri gesti di carità che il Signore suggerisce e andrà a suggerire. Inermi di fronte allo scatenarsi delle forze demoniache. E non usiamo tale termine per qualche bizzarro bigottismo, ma perché l’agire dei tagliagole siriani – e iracheni – grondano, volutamente, di simbolismi satanici, come richiesto dalle logge sataniche, non certo islamiche, che ne governano l’agire (quelli che sono di Satana, come da Apocalisse di Giovanni).

 

Inermi che però, come accade per Samaan e per i suoi, nostri fratelli nella fede, possono affidare le proprie pene e le proprie speranze – che abitano il cuore nonostante tutto – al Signore. E in questo mese di maggio, benedetto dalla recita del santo rosario, affidarsi in particolare all’intercessione della Madonna, la nostra Madre celeste, onnipotente per grazia come recita la supplica alla Madonna di Pompei.

 

Ps. Dato il finale del Notes, rimando, per chi ancora non l’avesse fatto, alla lettura del racconto della Madonna del Perpetuo soccorso pubblicato sul sito, che accenna meglio di queste povere righe la dolcezza e l’efficacia dell’affidarsi all’intercessione di Maria. Una storia, quella della Madonna di Largo Preneste a Roma, che avevo messo in cantiere da tempo. Che mi tornava in mente ogni volta che passavo per quel muro coperto di ex voto e che, ogni volta che ci pensavo, mi ripromettevo di raccontare nel mese di maggio di quest’anno.

 

Una storia che però mi ero totalmente dimenticato di suggerire alla mia amica Pina Baglioni quando l’avevo contattata per chiederle di scrivere qualcosa sulla Madonna per il mese mariano. Così, quando lei mi ha richiamato, giorni dopo, per informarmi del tema da lei prescelto, ho sorriso grato per la felice coincidenza.

Certo, quel racconto sarebbe stato fatto lo stesso se fossi stato meno smemorato, ma è più bello così. Perché partecipe dell’essenziale della vita cristiana, che non vive del nostro sforzo di ricordarci del Signore, tanta la nostra criminale smemoratezza, ma di Lui che si ricorda di noi. In ogni momento e, così spesso, nonostante noi.

 

Nota a margine. Ricordiamo ancora che è possibile devolvere il 5 per mille all’Associazione San Callisto. Per le modalità, cliccare qui.

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