19 Aprile 2016

La vittoria di Gesù nella storia

La vittoria di Gesù nella storia
Tempo di lettura: 5 minuti

Pubblichiamo una meditazione che don Giacomo Tantardini ha tenuto a Padova il 26 marzo del 2002 nella Basilica del Santo, dove sono conservate le spoglie di sant’Antonio. Una meditazione tenuta il martedì santo, ma che racconta della resurrezione, ovvero della vittoria di Gesù nella storia. Quella che pubblichiamo è la prima parte della meditazione, per leggere l’integrale (corredato di note) cliccare qui.

 

Questa sera qui in questa basilica dove si conservano le spoglie di un uomo che ha voluto bene a Gesù, che è stato innanzitutto amato, prediletto da Gesù e che per questo gli ha voluto bene; questa sera è solo un gesto di preghiera al Signore perché questo “Crucem tuam adoramus Domine et sanctam resurrectionem tuam glorificamus”, perché queste parole: ‘adoriamo la tua croce, rendiamo gloria, riconosciamo la tua risurrezione’ crescano sempre più nel nostro cuore e sulle nostre labbra. Queste parole indicano la nostra salvezza. La tua croce, tua: di Gesù Cristo; la tua risurrezione: di Gesù Cristo.

 

Quello che vorrei suggerire questa sera è tutto in queste parole che alcuni giorni fa don Giussani ci ha rivolto: “Cristo è la novità del mondo, è l’inizio della fine del mondo, è il dimostrarsi, il mostrarsi, la dimostrazione di una faccia, del perché supremo, di una forza vittoriosa sul mondo”. Cristo è la novità del mondo. Cristo è l’inizio. Quella croce, quella risurrezione, la sua croce, la sua risurrezione è l’inizio della fine del mondo. E’ il dimostrarsi, meglio, il mostrarsi già in questo mondo di una forza vittoriosa sul mondo.

 

Per aiutare questo riconoscimento in cui sta la nostra fede – la tua croce, la tua risurrezione – vorrei suggerire tre spunti di meditazione, tre accenni di meditazione seguendo i tre apostoli che nella chiesa più Lo hanno testimoniato, iniziando da san Giovanni, dal discepolo cui Gesù voleva più bene.

 

Vorrei iniziare dal centro dell’Apocalisse di san Giovanni che è una delle immagini più stupende e che più mi confortano: c’è Giovanni che piange, piange molto. Come è reale questo pianto per chi è cristiano! Piange molto perché dopo quella vittoria la storia va avanti come se quella vittoria non fosse reale. “Io piangevo molto” (Ap 5, 4) perché la storia è sigillata, la storia è un libro che nessuno può aprire. Questo pianto di Giovanni è perché la storia non riconosce la sua vittoria, perché gli uomini vivono senza riconoscere la sua vittoria.

 

Non solo vivono senza riconoscerla, ma è come se la storia volesse dimostrare che non Gesù Cristo ma l’uomo e quindi il principe di questo mondo e quindi Satana è più potente. Non si può non partecipare a questo pianto di Giovanni di fronte a questo tentativo religioso: l’alternativa a Gesù Cristo non è dire che Gesù Cristo non esiste! L’alternativa a Gesù Cristo è il tentativo religioso di dimostrare che il diavolo è più potente di Gesù Cristo.

 

E’ un tentativo religioso l’alternativa a Gesù Cristo, e Giovanni – il discepolo prediletto – piange molto. Com’è bella l’immagine di chi gli si avvicina e gli dice: “Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda” (Ap 5, 5), ha vinto l’Agnello, ha vinto Gesù Cristo. Allora il coro del paradiso canta questo canto nuovo all’Agnello che ha vinto, a Gesù Cristo che ha vinto e queste miriadi e miriadi di angeli dicono all’Agnello che siede sul trono: “onore, gloria potenza e benedizione” (cfr. Ap 5, 9-14).

 

Il primo cenno di questa lode, di questa meditazione, è questo grido che ha vinto Gesù Cristo. Ha vinto: morendo ha distrutto la morte. Ha vinto perché è risorto. Allora possiamo non piangere più. Poi l’Apocalisse continua con l’immagine del cavaliere, di Gesù come cavaliere che cavalca il cavallo bianco dicendo: “ha vinto e quindi esce vittorioso per vincere ancora” (cfr. Ap 6, 2). Questo tempo è il tempo dopo la sua vittoria: il tempo dopo la sua vittoria gli è dato per dimostrare, per mostrare che ha vinto.

 

E come ci è data questa vittoria? Come a noi, poveri peccatori, noi esuli figli di Eva, come a noi è data questa vittoria? E’ data perché ci vuole bene: “non voi avete scelto me ma io ho scelto voi” (Gv 15, 16). Questa vittoria è data attraverso un gesto gratuito di predilezione, questa vittoria è data attraverso i sacramenti. Come è importante in questo momento questa assoluta semplicità! La sua vittoria è comunicata a noi attraverso il battesimo. La sua vittoria è comunicata a noi attraverso la confessione. La sua vittoria è comunicata a noi attraverso l’eucarestia. Tutto è facile, tutto è semplice dopo che ha vinto.

 

Al tentativo dell’uomo di arrivare a Dio, al tentativo dell’uomo di riscattare se stesso, come diceva il salmo dei vesperi di oggi (Sal 49, 8), di riscattare se stesso e di pagare lui il suo prezzo a Dio – perché questo è il tentativo dell’uomo: di riscattare lui se stesso e di pagare lui il prezzo a Dio – a questo tentativo dell’uomo quella vittoria ha posto fine: quella vittoria si comunica in un gesto gratuito. Panis angelicus fit panis hominum, dat panis caelicus figuris terminum/ il pane degli angeli è diventato il pane degli uomini, questo pane del cielo pone fine a tutti i tentativi dell’uomo¸ pone fine a tutti i sacrifici dell’uomo, pone fine a tutti i tentativi dell’uomo di salvarsi da sé, pone fine a tutti i sacrifici dell’uomo.

 

Come è importante questo nel mondo in cui viviamo! Quando l’uomo crede che sia il suo dolore e il suo sacrificio a dargli la salvezza arriva ad ammazzare i figli per offrire al diavolo il sacrificio dei figli! E’ inevitabile che quello che è accaduto nella storia accada anche oggi. Il Suo sacrificio ha posto fine a ogni sacrificio. Il Suo sacrificio ha posto fine al tentativo dell’uomo di salvarsi con il proprio dolore. Quando l’uomo crede di salvarsi con il proprio dolore procura il dolore agli altri, diventa cattivo e procura dolore agli altri!

 

Il Suo sacrificio, la Sua vittoria, come si cantava sempre nel Tantum ergo: et antiquum documentum novo cedat ritui / e tutta l’antica alleanza – che è buona, quando viene da Dio e rimane umile domanda dell’uomo – tutta l’antica alleanza cede a questo rito così semplice che è il sacramento, che è il battesimo, che è la confessione, che è l’eucarestia.

 

Allora la storia è data perché questa vittoria ci venga comunicata nei sacramenti e perché questa vittoria fiorisca dai sacramenti, dalla grazia dei sacramenti, fiorisca nella nostra vita. Dalla grazia dei sacramenti, non dal nostro tentativo, ma da quella grazia fiorisca nella nostra vita! E così dice ancora Giovanni nell’Apocalisse: questo tempo è il tempo in cui questa vittoria si mostra ma è anche il tempo in cui il diavolo, sapendo di essere stato sconfitto, sapendo che gli manca poco tempo, sapendo che il Signore presto – presto! “Sì, vengo presto!” Presto il Signore farà vedere a tutti che Lui ha vinto – sapendo che viene presto, il diavolo diventa più feroce nei confronti di coloro che hanno la testimonianza di Gesù, nei confronti di coloro che pongono in Gesù Cristo – non in se stessi, in Gesù Cristo; non nelle loro opere, non nei loro sacrifici – pongono in Gesù Cristo la loro speranza.

 

E così chiediamo all’apostolo Giovanni che anche a noi venga dato quello che il Signore a lui ha dato e ha richiesto: Giovanni rimane in attesa. Così finisce il suo vangelo. Giovanni, dice Sant’Agostino, è colui che rimane in attesa. Questa è l’attività suprema del cristiano, colui che essendo prediletto può rimanere in attesa, può domandare, può aspettare il mostrarsi di questa vittoria nella storia: il comunicarsi nei sacramenti e il mostrarsi nella storia, nella mia povera vita e nella storia, il mostrarsi di questa vittoria. Il mostrarsi nella storia che non Satana, che non il diavolo ma Gesù Cristo ha vinto. Il mostrarsi nella storia. Giovanni rimane in attesa.

 

Questa è l’attività suprema del cristiano, colui che essendo prediletto può rimanere in attesa, può domandare, può aspettare il mostrarsi di questa vittoria nella storia: il comunicarsi nei sacramenti e il mostrarsi nella storia, nella mia povera vita e nella storia, il mostrarsi di questa vittoria. Il mostrarsi nella storia che non Satana, che non il diavolo, ma Gesù Cristo ha vinto.

 

Nella fotografia, il Volto Santo di Manoppello. L’immagine ha tanti punti di contatto con il volto impresso nella Sindone, tanto da essere sovrapponibile. Ma, a differenza dell’altro, Gesù, nell’immagine di Manoppello, ha gli occhi aperti… 

Per chi volesse approfondire, rimandiamo a un articolo di 30giorni.

 

 

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