27 Aprile 2016

La tragedia siriana e le ambiguità americane

La tragedia siriana e le ambiguità americane
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Negli Stati Uniti, quando si parla di Siria, in genere ci si riferisce a tre fazioni diverse: Bashar al Assad, l’Isis e il Libero esercito siriano. Quest’ultima fazione viene identificata come democratica e perciò «meritevole dell’aiuto americano (in realtà solo alcuni di loro lo sono)». Ma c’è una quarta fazione che non appare quasi mai nei discorsi di politici, militari e media americani, gli jihadisti di Al Nusra, la formazione militare che «ha conseguito più successi» in questo conflitto.

 

A scrivere queste cose è Juan Cole, accademico americano esperto di Medio Oriente, sul sito Informed Comment, che spiega come anche i «33 gruppi di guerriglieri» supportati dalla Cia tramite l’Arabia Saudita sono alleati di al Nusra, affiliata ad Al Qaeda, e come vi sia «un flusso di armi dagli altri gruppi a quest’ultimo».

Dal momento che al Qaeda è responsabile dell’attentato alle Torri Gemelle, continua Cole, è «inquietante vedere gli alleati degli Stati Uniti coordinarsi» con tale organizzazione.

 

Quindi si è soffermato sul recente attacco siriano ad Aleppo, un bombardamento che sembra aver causato anche vittime civili (nella nebbia della propaganda a volte è utile usare il condizionale, ché spesso crimini sui civili compiuti dalle forze anti-Assad sono stati attribuiti a Damasco). Per tale attacco Assad è stato accusato dalle opposizioni di aver violato la tregua iniziata a febbraio e l’hanno preso a pretesto per mandare all’aria i negoziati di Ginevra.

 

In realtà, spiega ancora Cole, gran parte di Aleppo è sotto il controllo di Al Nusra, che non è parte del cessate il fuoco. E resta da capire il collegamento tra questa banda armata e le altre presenti nella città. Lo stesso John Kerry, Capo del Dipartimento di Stato americano, ha dovuto ammettere che è difficile «separare» al Nusra «dai gruppi di opposizione più moderati». Non solo, il colonnello Steve Warren ha riferito che «è soprattutto al-Nusra che controlla Aleppo e, naturalmente, al-Nusra non è parte del cessate il fuoco. Quindi è complicato» stabilire se Damasco ha davvero violato l’accordo o meno.

 

Cole infine ha ricordato che Al Nusra non ha accettato nessun cessate il fuoco e ha continuato la sua offensiva. «Peggio ancora ha convinto alcune fazioni del Libero esercito siriano a unirsi a lei, come la Brigata 13».

 

Nota a margine. Complicato il rebus siriano, nel quale pesano tragicamente le troppe ambiguità della politica americana e dei suoi alleati nei confronti delle varie bande armate jihadiste. Un’ambiguità che è moltiplicata esponenzialmente dall’ambiguità dei rapporti che si sono instaurati tra queste ultime e le fazioni classificate ufficialmente come terroriste (Isis e al Nusra)

 

Val la pena, infine, riportare le critiche del New York Times a Obama, che ha annunciato l’invio di 250 soldati Usa in Siria. In un editoriale del 25 aprile, il giornale della Grande Mela ha esposto le sue preoccupazioni per questa decisione, perché avviene «senza l’autorizzazione del Congresso» e perché, a differenza di quanto avvenuto in Iraq, dove l’intervento degli Stati Uniti è stato richiesto, in questo caso si mandano militari «in uno Stato sovrano» al di fuori di una chiara legalità.

 

E conclude: «l’incremento della presenza militare americana in Siria solleva seri rischi e molte domande senza risposta. Anzitutto queste: che cosa significano più truppe per un futuro coinvolgimento americano e come finisce questa guerra?».

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