18 Settembre 2018

Il compromesso di Idlib e il Terroristan

Il compromesso di Idlib e il Terroristan
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Compromesso su Idlib. Ieri, a Sochi, Putin ha trovato un difficile accordo con Erdogan.

Dopo i fiumi di inchiostro versati per allarmare sul disastro apocalittico che avrebbe causato un’eventuale offensiva russo-siriana su Idlib, poche, striminzite righe hanno salutato la vittoria “umanitaria” della diplomazia russa.

Putin deve restare il “cattivissimo”, da qui l’assordante silenzio… Il presidente russo ha ceduto alle richieste turche, contrarie all’offensiva, per conservare la sua influenza sull’area.

Idlib: Putin perde la guerra, ma vince la pace

Ma non è stata una resa: non potendo vincere la guerra, stante il sicuro intervento dell’Occidente a fianco dei terroristi in caso di offensiva, Putin ha vinto la pace, cosa più difficile e che denota intelligenza politica e realismo.

L’accordo stabilisce che le forze dichiaratamente terroriste, al Nusra e derivati, vengano allontanate dalla zona controllata dal governo siriano per una fascia di 20 chilometri.

Tale fascia sarà presidiata da turchi e russi che, insieme, garantiranno che i terroristi non nuocciano. Ciò dovrà avvenire entro metà ottobre.

Capolavoro di diplomazia, come accennato, che fa svaporare anche la trappola degli “attacchi chimici di Assad”, il cui esercito non parteciperà all’operazione.

Il Terroristan e la proiezione globale russo-turca

Certo, l’accordo garantisce la nascita di un Terroristan, dato che parte dell’area resterà ad al Nusra e derivati. Ciò a maggior gloria dell’Occidente, che si è spesa per loro. Tant’è.

Resta che, schiacciato sul confine turco, fortemente difeso, e vigilato da turchi e russi, il Terroristan potrebbe sciogliersi in altro e meno minaccioso. Ma vedremo.

Teheran e Damasco hanno accolto con favore l’accordo, chiudendo il cerchio del capolavoro diplomatico russo.

Nella conferenza stampa in cui Putin ed Erdogan hanno annunciato l’intesa, il presidente russo ha messo l’accento sui rapporti tra Ankara e Mosca e sui vari accordi raggiunti.

Tra questi, la costruzione di una centrale nucleare e l’oleodotto Turkish Stream, “che diventerà un elemento estremamente importante per la sicurezza energetica della Turchia e, spero, dell’intera Europa”.

Insomma, l’accordo su Idlib è più la manifestazione pubblica di una solida alleanza (con proiezione globale) tra Mosca e Ankara che solo un accordo sulla Siria.

Incidenti coincidenti 

Due incognite. Ieri i caccia israeliani hanno causato l’abbattimento di un aereo radar russo, del quale si sono fatti scudo per parare i colpi della contraerea siriana che rispondeva all’attacco da loro portato (simili attacchi si susseguono da tempo).

La Russia ha protestato con Israele per l’accaduto. Sul punto torneremo. Se citiamo l’episodio è solo per segnalarne la coincidenza con l’accordo su Idlib. Non sembra casuale. Non tutti sono stati felici dell’intesa. E non solo a Tel Aviv.

Inoltra resta sempre il problema dell’ambiguità di Erdogan, a stento tenuta a freno da Putin.

Proprio in questi giorni il presidente turco sta tentando di riallacciare i rapporti con Israele, da tempo compromessi.

Le ambiguità del Sultano

Timesofisrael, in un articolo firmato dalla redazione, segnala indizi in tal senso, tra cui il volo di due jet privati, uno turco e uno israeliano, che avrebbero portato delegazioni dei due Paesi ad Abu Dhabi per trattare.

Non ci sarebbe che di rallegrarsi per tale distensione. Se non che gli estensori della nota indicano che l’intesa tra i due Paesi avrebbe connotati anti-iraniani.

Ciò causerebbe, se vero, nuove tensioni tra la Turchia e l’asse Damasco-Teheran-Mosca, in contrasto con l’accordo di ieri.

Probabile che l’interpretazione del giornale israeliano sia maliziosa e non veritiera. Ma è un altro indizio che l’ambiguità di Erdogan semina incertezze.

Vedremo. Resta che l’intesa su Idlib è pietra miliare per la distensione della regione.

 

 

 

 

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