7 Settembre 2020

Il marchio di infamia su Trump e la guerra infinita

Il marchio di infamia su Trump e la guerra infinita
Tempo di lettura: 4 minuti

Trump avrebbe usato parole come “perdenti” e altre ben peggiori per definire i caduti di guerra. A rivelare le frasi è Jeffrey Goldberg su The Atlantic, che dice di aver ricevuto informazioni da fonti anonime. Il presidente ha reagito con ira, bollando il tutto come diffamazione.

Più che probabile, dato che neanche da ubriaco direbbe sciocchezze simili, ma la disinformazione dilaga. Si tratta di un proiettile intelligente che vuol minare il grande consenso di Trump nelle forze armate.

A smascherare il meccanismo perverso della vicenda, ormai abusato, è The Intercept, sito che non può essere accusato di simpatie trumpiane, anzi.

Il meccanismo è semplice e ricorda quanto già avvenuto per la campagna mediatica volta a dimostrare un collegamento tra Trump e Wikileaks nel 2016, quando l’organizzazione digitale inondò il web di file particolarmente imbarazzanti per l’amministrazione precedente.

La e-mail di Trump Jr.

A fare lo scoop fu la Cnn, in un servizio spettacolare nel quale si annunciava al mondo la “pistola fumante” dell’indebito rapporto.

Nel servizio si rivelava che “Trump Jr. il 4 settembre aveva ricevuto una e-mail contenente una chiave di crittografia segreta che gli dava accesso avanzato  ai server di WikiLeaks contenenti le e-mail del partito democratico, che il gruppo avrebbe pubblicato solo 10 giorni dopo”.

Nel dare la notizia i cronisti della Cnn dimostrarono tutto il loro orrore, sentimenti che, insieme all’incredibile notizia, furono partecipati agli spettatori. Dinieghi furiosi da parte dei colpevoli non valsero a nulla.

Anche perché subito dopo la notizia fu confermata da altri media, MSNBC e  CBS News. Affermati giornalisti di tali reti, infatti, rivelarono di aver ricevuto autorevoli conferme della notizia da fonti anonime e indipendenti, cioè diverse da quelle della Cnn.

Peccato che successivamente si scopri che la e-mail era datata 14 settembre ed era di un utente web che, avendo letto quanto pubblicato da Wikileaks, ne aveva segnalato il contenuto a Trump Jr. Nessuna cospirazione, dunque, una banale segnalazione.

The Intercept spiega come ad oggi la Cnn e le altre reti protagoniste della Fake abbiano “revisionato” la notizia di allora, ma non solo non hanno ammesso il clamoroso errore, ma hanno anche garantito che fonti e giornalisti erano “in buona fede”.

Quanto sta avvenendo ora sulle frasi di Trump, secondo Intercept, ricorda appunto quella oscura vicenda. Le infamanti frasi di Trump sono confermate da altri media, che avrebbero attinto a loro volta da fonti anonime “indipendenti”.

Un giochino mediatico che spesso viene realizzato, spiega Intercept, usando delle stesse fonti anonime, le quali, dopo aver sganciato le loro bombe, le rilanciano ad altri media, identificandosi come fonti diverse dalle prime.

Così l’uso del “Confirmed“, cioè della cosiddetta verifica dei fatti da parte dei media, può servire anche a dar corpo a una bufala che altrimenti svaporerebbe, spiega ancora Intercept.

Ma a differenza della Fake riguardante Trump Jr., quella attuale è più sofisticata: si basa su parole dette o non dette, così che sia impossibile trovare un documento che la smentisca in maniera categorica…

Goldberg e la guerra in Iraq

Se abbiamo dato spazio alla vicenda non è solo per segnalare la battaglia che infuria negli Usa, ma anche perché svela un meccanismo mediatico alquanto usuale.

Non solo, val la pena segnalare che a dar fuoco alle polveri in questa campagna mediatica è un cronista noto alla storia.

Nel marzo 2002 Goldberg scrisse un pezzo molto documentato sulla minaccia che Saddam Hussein rappresentava per il mondo. Nel lungo pezzo per il New Yorker (titolo: “Il Grande Terrore“) documentava gli stretti rapporti tra il rais di Baghdad e il gruppo terroristico di al Qaeda.

Inoltre illustrava allarmato le impressionanti capacità delle armi “biologiche, chimiche e nucleari offensive dell’Iraq”.

“I suoi scienziati – dettagliava – hanno certamente prodotto e utilizzato l’antrace e hanno fabbricato la tossina botulinica, che causa paralisi muscolare e morte. Hanno prodotto il Clostridium perfringens , un batterio che causa la cancrena gassosa, che fa marcire le carni. Hanno anche prodotto un agente patogeno che attacca il grano, che può essere usato per avvelenare i raccolti, e la ricina, che, una volta assorbita dai polmoni, causa la polmonite emorragica”.

Inoltre, in Iraq, erano stipate “quasi quattro tonnellate dell’agente nervino VX; seicento tonnellate di ingredienti per produrre il VX; e fino a tremila tonnellate di altri agenti velenosi; e almeno cinquecentocinquanta proiettili di artiglieria pieni di gas sarin”.

E allarmava: “Le armi di distruzione di massa di Saddam chiaramente non sono destinate esclusivamente all’uso interno”. Infatti, “non ci sono dubbi su ciò che Saddam potrebbe fare con una bomba atomica o con le sue scorte di armi biologiche e chimiche”.

Inutile dire che nulla si trovò nelle indagini post guerra, né di quelle armi, né dei rapporti con al Qaeda. Ma ormai il disastro era avvenuto… il popolo iracheno, tra cui i curdi, i cui cuori si erano “riempiti di speranza” per le parole di George Bush contro Saddam e che avevano affisso sui muri il ritratto di Dick Cheney (così Goldberg), erano ormai carne da macello. Tale la macelleria della guerra, che va in parallelo con quella mediatica.

In altre note abbiamo scritto che a contrastare Trump sono gli ambiti che alimentano la guerra infinita. La “firma” di Goldberg su questa vicenda lo conferma. Confirmed, appunto.

 

 

 

 

 

 

 

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