29 Aprile 2021

Anche Hollywood si schiera a difesa del "protezionismo" dei vaccini

Anche Hollywood si schiera a difesa del "protezionismo" dei vaccini
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Torniamo sulla questione cruciale della liberalizzazione dei brevetti dei vaccini, battaglia decisiva che si sta consumando in America, tacitata dai nostri media, perché ne vanno di mezzo vite, tante vite.

E iniziamo dalla conclusione di un articolo The Intercept del 26 aprile: “Tiago Lubiana che ha un dottorato all’Università di San Paolo in Brasile, ha osservato che le protezioni del copyright le hanno impedito di utilizzare alcuni metodi di data mining per la ricerca biomedica. ‘Se una risorsa non ricade esplicitamente nell’ambito una licenza libera [da copyright], non sarò in grado di usarla correttamente nei progetti di text mining, per paura di avere problemi legali”.

La proprietà intellettuale ostacolo alla ricerca.

il data mining (estrazione di dati) sono delle tecniche e delle metodologie utilizzate per l’estrazione di informazioni utili da grandi quantità di dati (es. banche dati, datawarehouse, ecc.) con metodi automatici o semi-automatici per l’utilizzo scientifico, aziendale, industriale o operativo (Wikipedia).

La condizione di Tiago Lubiana è verosimilmente la stessa di altre centinaia o migliaia di ricercatori di tutto il mondo, che non possono svolgere al meglio il proprio lavoro a causa delle barriere imposte dalla protezione delle proprietà intellettuale. E quindi non possono lavorare su cure e vaccini Covid-19…

Questa grave limitazione secondo alcuni sarebbe un vantaggio per la ricerca (!). Oltre al solito Bill Gates e i lobbisti di Big Pharma, di cui siamo occupati in altre note, a questo esercito si sono uniti anche i campioni del politically correct: i lobbisti di Hollywood.

Le ragioni “poco” etiche di Hollywood 

“La Motion Picture Association (MPA), che rappresenta i principali studi cinematografici e televisivi, ha schierato cinque lobbisti per influenzare il Congresso e la Casa Bianca per contrastare la rinuncia [al copyright]. Allo stesso modo, l’Associazione degli editori americani e la Universal Music hanno rivelato che anch’essi stanno attivamente facendo pressioni in tal senso”.

Come qualunque altra battaglia combattuta dalla fabbrica dei sogni, anche questa è ammantata di preoccupazioni etiche: la liberalizzazione, paventano, aumenterà la “pirateria”.

Preoccupazione infondata visto che la proposta in discussione al WTO esclude esplicitamente ogni riferimento alle opere artistiche: “La deroga di cui al paragrafo 1 non si applica alla protezione di artisti interpreti o esecutori, produttori di fonogrammi (registrazioni sonore) e organizzazioni di radiodiffusione ai sensi dell’articolo 14 dell’accordo TRIPS”.

Quindi non esiste una sola ragione per cui i lobbisti di cinema e musica si oppongano a un accordo che non solo aiuterebbe in maniera decisiva la produzione e diffusione dei vaccini, ma anche di altro e altrettanto importante.

“Il copyright proibisce anche la condivisione di progetti industriali utilizzati per la produzione di ventilatori e altri prodotti medici cruciali per combattere la pandemia” recita Intercept, che ricorda come alcuni ricercatori che avevano iniziato a produrre “pezzi di ricambio stampati in 3D per ventilatori” sono stati minacciati di violare preziosi copyright.

Val la pena accennare al fatto che nessun attore/attrice di Hollywood, né i vari e le varie cantanti usi/e a lanciare al mondo alti messaggi etici e morali, a suggerire di indossare mascherine o a denunciare le distorsioni del “Sistema” hanno denunciato la disumanità delle lobby che gli danno lavoro (almeno finora è così, aspettiamo fiduciosi… e anche no).

Striscia la notizia e l’articolo 141

In questo braccio di ferro, che quanto più a lungo dura quanto più è favorevole a Big Pharma, qualcuno ha individuato una scappatoia, almeno per il nostro Paese.

Tale possibilità è stata illustrata da Striscia la Notizia. Il celebre TG satirico lo scorso 26 aprile ha mandato in onda un’intervista a “Gustavo Ghidini, senior professor di diritto industriale all’università LUISS, che spiega come la soluzione in realtà sarebbe a portata di mano: l’articolo 141 e seguenti del codice di proprietà industriale renderebbe infatti legale espropriare l’uso del brevetto (vedi nota 1)”.

Ovviamente questa ipotesi non viene presa in considerazione da esperti e giornalisti che si affannano, a tempo pieno, a spiegarci quali sono le difficoltà della campagna vaccinale o le durezze del coprifuoco. La velina è sempre la stessa, occupatevi delle bazzecole, che i problemi seri non sono affar vostro. Né è pensabile che l’Atlantista Draghi faccia qualcosa in deroga ai dettami Usa.

 

P.S. L’India ha l’onore delle cronache COVID negli ultimi giorni. Il colosso asiatico da 1,4 miliardi di abitanti viene raccontato come in preda al disastro, con impennata dei contagi fuori controllo e cadaveri bruciati per le strade.

Proprio a causa della tragica scarsità di vaccini l’India è una delle due nazioni, insieme al Sudafrica, che si è fatta promotrice della proposta di rinuncia temporanea ai diritti della proprietà intellettuale a cui tutte nel lobby americane si stanno ferocemente opponendo.  

Ma è il premier Modi ad essere additato dai media occidentali come il principale colpevole per la situazione pandemica nel suo paese. Bizzarrie della comunicazione. Di ieri la notizia che l’America invierà vaccini in India. Chissà, magari chiederà che non insista sulla liberalizzazione dei brevetti. A pensar male…

Nota 1. Con esclusione dei diritti sui marchi, i diritti di proprietà industriale, ancorché in corso di registrazione o di brevettazione, possono essere espropriati dallo Stato nell’interesse della difesa militare del Paese o per altre ragioni di pubblica utilità.

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