24 Gennaio 2014

Ruby: "testimoni corrotti". Indagato Berlusconi

Tempo di lettura: 2 minuti

Berlusconi incriminato un’altra volta: stavolta avrebbe corrotto i testimoni del processo Ruby. Altra tegola per il Cavaliere nazionale, proprio adesso che iniziava a crederci e a respirare un po’ di aria di libertà grazie allo sdoganamento effettuato da Renzi. Reagisce al solito e adombra, meglio si adonta, che si tratta dell’ennesima macchinazione per bloccarlo.

Solite cose, cioè. Da tempo le iniziative giudiziarie ad tempus nei confronti di Berlusconi hanno iniziato ad annoiare; come anche l’assurdo rilievo che ne dà la stampa, riempiendo pagine di giornali su queste vicende e relegando a trafiletti cose ben più importanti. Come alquanto noiose sono certe difese, ché se il Cavaliere avesse fatto politica invece di invischiarsi in questo corpo a corpo con la magistratura, lui e il Paese non starebbero in queste condizioni. Ma ormai ci si è fatta l’abitudine.

Al di là della vicenda, che ha poco rilievo sul futuro del Paese dal momento che Berlusconi sta predisponendo la propria successione, prende sempre più consistenza l’ipotesi di un nuovo governo Letta. A Renzi non sembra riuscire il progetto di buttare giù l’attuale senza doversi presentare agli elettori come uno sfascista. Lo ha capito anche la minoranza del Pd, che con Cuperlo, intervistato sulla Repubblica, nega ogni ipotesi di scissione, chiede un confronto aperto e leale e lancia messaggi di unità con la parte avversa (del partito). D’altronde la fantasia non sembra abitare in questa parte del Pd da tempo.

Si è mosso, però, Grillo: dopo mesi in cui l’iniziativa è stata in mano a Renzi, lancia il suo referendum via internet (che richiama i sondaggi online che da anni imperversano sui giornali sui temi più disparati) e imbraccia il mitra del proporzionale. Di fatto, una mano tesa a quanti hanno finora chiesto che la legge elettorale debba prevedere le preferenze. Difficilmente Grillo troverà sponda nei partiti maggiori, arroccati su schematismi interni, ma riproporre un modello che ha reso la Repubblica italiana uno degli Stati più democratici del mondo è un merito.

Si oppone a questo modello l’idea che si tratta di una legge che ha insito un meccanismo clientelare; come se di clientele, di destra e di sinistra, non fossero piene le cronache giudiziarie degli ultimi decenni di uninominale “corretto” (lo stesso Renzi sta piazzando uomini fidati in tutti i posti possibili; e le sue ancelle, tanto diverse ma tanto simili alle veline targate Pdl, imperversano nei programmi televisivi). Il problema vero è che con il proporzionale si è costretti a fare i conti con la gente, ascoltare e dare risposta ai loro problemi reali, usare le scarpe e i comizi più che la Tv. Non va bene al nuovo potere costituito che ha preso il potere in Italia dopo la fine dei partiti storici che l’hanno fondata. Nel medio e breve termine non c’è nessuna speranza in proposito.

Archivio Postille
6 Febbraio 2016
La crisi libica e la morte di Giulio
Archivio Postille
2 Febbraio 2016
Iowa: la vittoria di Cruz e della Clinton