11 Ottobre 2013

Caos a Tripoli, sequestro-lampo del premier

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Il sequestro del premier libico Ali Zeidan, rimasto per sei ore in mano a una delle tante fazioni si contendono il potere del Paese, mette ancora una volta i riflettori sul caos libico. Motivato come una ritorsione per l’aiuto fornito dalle autorità agli americani per la recente cattura del terrorista al Liby, in realtà la vicenda potrebbe essere un capitolo di uno dei tanti scontri di potere intestini. È la triste eredità di una guerra dichiarata in maniera avventata che ha cacciato Gheddafi e consegnato il Paese a bande di tagliagole; i quali, oltre a scannarsi a vicenda, forniscono manodopera alla rete del terrorismo internazionale, gestiscono parte dei flussi migratori verso l’Europa e tanto altro. 

Un caos generalizzato che la comunità internazionale dovrà stabilizzare, e in fretta, per evitare che continuino le efferatezze al suo interno – cosa sulla quale è meno sensibile – e risparmiare amare sorprese al resto del mondo. L’assalto al consolato Usa nel quale fu assassinato l’ambasciatore Christopher Stevens potrebbe non rimanere un caso isolato…

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