19 Marzo 2013

I potenti del mondo dal Papa Il giorno della "Chiesa aperta"

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Oggi, nella festività di san Giuseppe, patrono della Chiesa, inizia il Pontificato di Francesco. Tanti i potenti del mondo, ma la presenza più importante è quella di Sua Beatitudine il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Mai era successo che un Patriarca di Costantinopoli fosse venuto a Roma per l’insediamento di un Pontefice romano. Ed è un segno che indica una prospettiva, la strada per un possibile ritorno all’unità della cristianità cattolica e ortodossa, il compimento di quella strada iniziata quando Paolo VI tolse la scomunica agli ortodossi.

Alcuni hanno sottolineato la mancanza del Patriarca di Mosca, rimarcando la differenza di apertura tra questi e Bartolomeo I nei riguardi del nuovo Pontefice romano. Certo, anche la sua presenza averebbe favorito questo cammino di riconciliazione, ma è cosa secondaria. Per l’unità tra cattolici e ortodossi basta fare l’unità con Costantinopoli, dal momento che tra quest’ultima e Mosca non esistono divisioni dottrinarie. Insomma, una riconciliazione con Costantinopoli, la seconda Roma, porta con sé, come conseguenza automatica, quella con Mosca, la terza Roma.

Nella messa di inizio Pontificato, papa Francesco ha sottolineato l’importanza del creato, della custodia del creato: tema molto caro a Bartolomeo I, che spesso ne ha parlato nei suoi interventi pubblici. Anche questo può favorire un dialogo che sembrava così difficile fino a poco tempo fa. Sì, oggi a Roma si è compiuto un fatto storico.

Intanto è stato reso noto lo stemma e il motto del nuovo Papa. Al di là dell’araldica, di scarso interesse, è bella la spiegazione del motto, tratto dalle Omelie di san Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: «Vidit ergo Iesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me» (Gesù vide un pubblicano e guardandolo con misericordia e scegliendolo, gli disse: Seguimi).

Bella la storia anche dell’anello pontificale: un anello che Paolo VI aveva chiesto allo scultore Enrico Manfrini verso la fine del suo Pontificato. Particolarmente povero e semplice, papa Montini lo ebbe tra le sue mani solo poco prima dell’assassinio dello statista e amico Aldo Moro, ma poi continuò a usare il suo, quello del Concilio Vaticano II. Alla sua morte finì nella mani del segretario, Pasquale Macchi, e ora è al dito di papa Francesco.

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