9 Agosto 2013

I ribelli alzano il tiro Giallo sull'attentato di Assad

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Un convoglio di auto in movimento: il presidente Bashar al Assad si sta recando in moschea alla preghiera per la fine del ramadan. Il convoglio è intercettato e colpito. A rivendicare l’azione sono alcuni gruppi delle forze d’opposizione, che non sanno specificare l’entità dei danni provocati nell’attacco, ma, precisano, il presidente dovrebbe essere stato ferito.

Damasco smentisce. E subito viene inviato un video in cui si vede il presidente vivo e vegeto che, come da programma, prega in moschea. Alcune fonti dei ribelli contestano il video, ne denunciano la falsità, dal momento che vi apparirebbero personaggi del regime uccisi da tempo. Ma altri, all’opposto, propendono per la sua veridicità. Che di fatto è accettata dalle cancellerie occidentali.

Al di là delle domande che suscita la vicenda, resta il fatto che dopo i successi inanellati dalle forze Damasco, che da mesi continuano a strappare territori dalle mani dei ribelli, si è inteso dare un segnale: nessuna illusione per Assad, le forze di opposizione hanno ancora frecce al loro arco. La guerra continua e, in questo senso, il mancato incontro tra Obama e Putin agli inizi di settembre, annullato dal primo, non è una buona notizia. Poteva essere un’occasione buona per intraprendere un dialogo serio sul conflitto e tentare vie di pace.

 

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