13 Giugno 2015

Il Papa, la Pasqua e la nuova Guerra Fredda

Il Papa, la Pasqua e la nuova Guerra Fredda
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Ieri, a San Giovanni in Laterano, papa Francesco, invitato all’assise dei sacerdoti cattolici del mondo, ha ribadito la sua volontà di ritornare a celebrare la Pasqua in una data comune con l’Ortodossia. Parole che rispecchiano la linea del suo Pontificato, dal momento che fin dalla sua elezione, Francesco, appellandosi con il titolo di vescovo di Roma e ricordando che questi «presiede nella carità tutte le Chiese», ha dimostrato di avere a cuore il ricongiungimento con Costantinopoli, Mosca e le altre Chiese dell’Ortodossia sparse nel mondo (in particolare nei Paesi arabi).

 

Una prossimità con la Chiesa Ortodossa che si è manifestata e dipanata lungo una serie di incontri e di contatti, ufficiali e non. Oggi la Chiesa ortodossa celebra la Pasqua secondo il calendario Giuliano, mentre quella cattolica rispetta quello Gregoriano, cosa che comporta sfasature temporali a volte minime a volte notevoli.

 

Non è che celebrare la Pasqua nello stesso giorno sia in sé molto importante, anzi è nulla in confronto alla possibilità di offrire ai fedeli dei due polmoni della Chiesa di poter fare la comunione nelle messe celebrate dall’una o dall’altra (ad oggi per i cattolici è possibile, se non c’è possibilità di riceverla in una chiesa cattolica, mentre agli ortodossi no).

 

E però tali parole indicano, meglio riaffermano, una strada e una prospettiva. Un cuore. Significativo anche il fatto che tale indicazione sia emersa durante un incontro nella basilica di San Giovanni in Laterano. Così felice coincidenza ha voluto che Francesco abbia riaffermato questa possibilità non dall’alto della sede di Pietro, ma dal basso di San Giovanni, sede titolare del vescovo di Roma, quel titolo che risuonò nel giorno della sua elezione come un fuoco di artificio dello Spirito Santo. Una umile indicazione, una preghiera al Signore. Né potrebbe essere diversamente: l’unità non appartiene agli umani sforzi, ma ai miracoli del Signore.

 

Nel corso delle riflessioni condivise con i sacerdoti a San Giovanni, il Papa ha anche voluto ricordare i tanti conflitti intercorsi tra cristiani, ricordando i torti subiti da quelli orientali a causa dei fratelli d’Occidente. Così ha rammentato che furono cristiani cattolici a mettere a ferro e fuoco Costantinopoli (fecendone addirittura obiettivo di una crociata, la quarta). Racconto che oggi risuona alto e forte, dal momento che in Siria e Iraq l’Occidente vive un rapporto ambiguo con i tagliagole che spargono terrore tra le popolazioni locali, causando enormi sofferenze alle minoranze cristiane per lo più appartenenti all’Ortodossia.

 

Molto significativo anche il passaggio nel quale Francesco ha ricordato che «sono stati i cattolici che hanno invaso la Russia due volte e i russi sono stati molto svegli, li hanno fatto entrare e l’inverno si è fatto carico del resto». Un passaggio davvero sorprendente, anche perché seguito dalla constatazione che oggi l’atmosfera tra Oriente e Occidente si è «nuovamente scaldata».

 

Qualcuno storcerà il naso sull’identificazione nazismo-cattolici ricordando le persecuzioni contro questi ultimi da parte dei primi (cosa ben nota anche al papa argentino). E però è vero che gli eserciti nazisti, e dei loro alleati, erano composti da cattolici, come pure che Hitler era battezzato.

 

Va ricordato peraltro che per uno strano ricorso del destino, o magari per altro e più oscuro, oggi ad alimentare il clima di scontro tra Est e Ovest che affatica il mondo sono anche quei movimenti neonazisti che tanto peso hanno assunto in Ucraina e in altri Paesi dell’Est europeo.

 

Le parole del Papa giungono a due giorni dalla visita di Putin in Vaticano, in un incontro nel quale i due hanno parlato diffusamente della crisi Ucraina, causa dell’attuale conflitto tra Oriente e Occidente.

 

Non è una scelta di campo quella di Papa Francesco, che dato il suo alto ufficio non può certo essere arruolato tra le fila dell’uno o dell’altro. Ma queste parole, non certo dettate da semplice passione per la storia, stridono con la narrativa ufficiale che vedono in Putin l’invasore dell’Ucraina e l’Occidente arruolato nel campo della Giustizia internazionale. La situazione è più complessa di certe artificiose semplificazioni. Forse anche per questo i quotidiani nazionali non hanno riportato tale riflessione, benché abbia rilevanza internazionale notevole.

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