18 Ottobre 2013

In rivolta i suoi senatori. E Monti se ne va

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I dialoghi tra alcuni senatori di Scelta civica e Silvio Berlusconi che si sono succeduti negli ultimi giorni non sono andati giù al fondatore del partito, che ha deciso di abbandonare al suo destino la sua creatura. Ma è pur vero che da tempo Scelta civica era abitata da contrasti insanabili, primo fra tutti quello tra Monti e Pierferdinando Casini: conseguenza di un’avventura spericolata, quella della nascita di questo partito, che ha avuto un esito diverso da quanto sperato dai vari naviganti che vi avevano preso parte. Un’avventura, di fatto, finita prima di cominciare, dati gli esiti delle ultime elezioni politiche.

Ma questi sono i contrasti e i problemi interni a Scelta civica, che non appassionano granché la nazione. Significativo è il motivo addotto da Monti per l’abbandono: la dichiarazione di fedeltà al governo da parte dei suoi compagni di partito. Monti si smarca e si mette in un angolo, nella speranza di potersi lanciare in nuove avventure. Ancora una volta, il rettore della Bocconi si dimostra più politico di quanto dimostri il suo curriculum. Resta da capire se siano doti politiche adatte al piccolo cabotaggio o maggiori. Ma anche questo è un problema che non sembra appassionare la nazione.

La notizia vera, invece, è che le larghe intese perdono un pezzo considerato di certa importanza al momento dell’accordo. Al momento la cosa non sembra avere grande rilievo, ma nel tempo potrebbe acquistarne. C’è da vedere come si posizioneranno, nel tempo appunto, i vari eletti del partito rispetto alla scelta di Monti; come voteranno nelle commissioni e in aula e via dicendo, soprattutto nei momenti critici che attendono il governo. Una variabile che non aiuta la saldezza dell’esecutivo. Ne sarà contento il Matteo Renzi nazionale che aspira a rottamarlo.

 

 

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