29 Maggio 2015

Inchiesta Fifa, il mondo in un pallone

Inchiesta Fifa, il mondo in un pallone
Tempo di lettura: 3 minuti

Match galattico quello che si prospetta. L’inchiesta che parte dagli Stati Uniti e sta triturando Sepp Blatter, leader indiscusso della Fifa da decenni, è una partita vera, di quelle in cui si è dentro o fuori.

A difesa del presidente Fifa si è schierato Putin, lamentando la strumentalità dell’indagine compiuta dagli 007 Usa, i quali non hanno giurisdizione per arrestare o incriminare alcuno al di fuori del territorio nazionale, cosa che in effetti è avvenuta. Il Gendarme del mondo si è mosso e sotto la lente dei suoi investigatori sono, al momento, soprattuto i mondiali aggiudicati al Qatar e quello prossimo in Russia.

 

Si parla di tangenti e corruzione. Da tempo si sa che nelle assegnazioni di eventi sportivi internazionali della portata dei mondiali di calcio (ma anche in ambito extra-calcistico) che muovono interessi e soldi, si muovono altrettanti interessi e soldi. Nessuno ha mai osato parlarne apertamente, ma stavolta è diverso.

 

Il fatto che Putin sia sceso in campo dimostra la vera posta in palio, che è quella dei mondiali di calcio in Russia, che un eventuale successore di Blatter, eletto contro di lui, potrebbe revocare. Il Qatar è una vittima collaterale dello scontro, anche se è possibile che in alcuni ambiti Usa non ci si rattristi troppo della cosa, dati gli stretti rapporti tra Doha e la Turchia, le cui ambiguità nel quadro mediorientale, e non solo, non sono molto gradite.

 

A conferma dello scontro stellare sul mondo del calcio il fatto che si è mossa anche la Gran Bretagna che, per bocca del primo ministro David Cameron, ha tuonato contro il patron della Fifa. L’esistenza di un dossier del controspionaggio inglese sulla vicenda, del quale è apparsa una sintesi sui giornali, sembra confermare il forte interesse britannico sulla questione. A pensar male appare una sorta di candidatura previa per un’eventuale nuova collocazione dei mondiali. Come anche una candidatura previa appare quella di Michel Platini, da tempo alla guida della Uefa, che ha “implorato” Blatter di dimettersi.

 

Di certo la tempistica non favorisce letture semplificatrici del caso, dal momento che gli arresti sono avvenuti a ridosso dell’elezione del nuovo patron del calcio mondiale, che Blatter era sicuro di vincere (e ha vinto lo stesso, nonostante tutto).

Si parla di corruzione internazionale, ovvero quelle tangenti che spesso prendono il nome di commissioni, proprie di ambiti non solo calcistici. Da vedere se e come andrà a svilupparsi la partita, che pur prendendo spunto da episodi di corruttela veri, molti, e presunti, altrettanti, è altra cosa dalla sporcizia che regna in ambito calcistico (internazionale e non, basta vedere le ultime inchieste italiane), il quale avrebbe certo bisogno di una vera ripulita (da questo punto di vista l’autoreferenzialità del movimento non ha mai aiutato).

 

Blatter ha deciso per il catenaccio, chiudendosi in difesa per tentare il contrattacco fulminante, ovvero la rielezione, mentre il mondo anglosassone propone un attacco a quattro punte. Al momento la partita sembra saldamente in mano ai secondi, che hanno il tempo dalla loro parte. L’attacco a tutto campo alla lunga dovrebbe prevalere sulla debole difesa avversaria. Ma la palla è rotonda e a volte, anche se sempre più raramente nel calcio moderno, anche la squadra più debole può prevalere.

 

Vedremo.  La nuova Guerra Fredda impera e questo ne è solo un capitolo, anche se non marginale. Togliere i mondiali alla Russia non vuol dire solo aumentare la pressione in direzione di un maggior isolamento internazionale di Mosca, ma potrebbe assumere, se il livello dello scontro resterà a livello politico, anche un significato simbolico più alto: chi cede alle lusinghe di Putin muore. Ci torneremo.

Archivio Postille
6 Febbraio 2016
La crisi libica e la morte di Giulio
Archivio Postille
2 Febbraio 2016
Iowa: la vittoria di Cruz e della Clinton