5 Ottobre 2013

La guerra degli shabaab contagia Mombasa

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Dopo l’assalto al centro commerciale di Nairobi, costato la vita a una settantina persone, il Kenya è ancora sotto attacco. Nuovi scontri si sono registrati a Mombasa, importante città portuale, dove un gruppo di musulmani ha dato alle fiamme una chiesa cristiana dell’Esercito della salvezza e tentato di assalire la comunità cristiana, fortunatamente fermati dalla polizia.

A incendiare la piazza l’assassinio di un imam accusato di essere un reclutatore per conto di al-shabaab, le milizie islamiche somale responsabili dell’assalto al centro commerciale. Il rischio che non sia un fuoco isolato è alto. Anche perché la Somalia è molto, troppo, vicina. 

Già, la Somalia. Da decenni, cioè dalla caduta di Siad Barre avvenuta nel 1992, è preda all’anarchia più totale, che vede scontri continui tra fazioni rivali, l’espansione del fondamentalismo islamico e l’assenza di ogni apparato statale, dal momento che il governo nazionale faticosamente messo in piedi dall’Onu e dall’Unione africana rappresenta poco più che se stesso.

Finché non si risolverà la tragedia somala, finché la comunità internazionale non aiuterà i tanti somali di buona volontà a rimettere in piedi uno Stato vero e proprio, questo Paese resterà un elemento di produzione di instabilità, oltre che un hub del terrorismo internazionale.

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