14 Ottobre 2012

La Lega scarica Formigoni

Tempo di lettura: < 1 minute

La partita della Regione Lombardia sembrava chiusa, con un compromesso che, di fatto, salvava il Governatore  Roberto Formigoni. Ma è saltato tutto.

Ieri l’accordo: il Governatore, come richiesto dalla Lega, aveva dichiarato che avrebbe azzerato la Giunta, falcidiata dalle inchieste giudiziarie, per rilanciare l’amministrazione sotto un nuovo segno. Obiettivo: la fine della legislatura. Invece in serata la Lega, incalzata dalla base che per tutta la giornata ha contestato il compromesso raggiunto da Maroni, ha fatto saltare il banco. E ora chiede la fine anticipata del Governo Formigoni. Resta da capire quando il Governatore dovrebbe dare le dimissioni: se in un momento che permetta lo svolgimento delle elezioni in primavera, insieme alle politiche, o prima. Molto probabile, però, che la sorte della Regione del nord sia associata a quella del Lazio, altra Giunta guidata dal centrodestra la cui fine è stata anticipata dalle inchieste giudiziarie.

Possibile che a incidere sulla svolta di Maroni siano state anche le intercettazioni pubblicate ieri sul Fatto Quotidiano, nelle quali il segretario leghista interloquiva con Giuseppe Orsi, il manager che guida Finmeccanica sotto inchiesta per uno scandalo internazionale. Maroni ha costruito la sua immagine sulla pulizia e non poteva permettersi un tiro incrociato causato dal sostegno a una Giunta la cui immagine è ormai compromessa e una campagna mediatica basata sull’amicizia personale con un manager inquisito.

Altro fattore che pare abbia avuto certa incidenza sulla scelta di Maroni, la sollecitazione della vecchia guardia leghista, da Umberto Bossi a Calderoli, preoccupati per la decisione. Il segretario leghista non poteva lasciare a questi, dopo averne decretato la rottamazione a causa degli scandali che hanno travolto il partito, la difesa dell’integrità della Lega.

Archivio Postille
6 Febbraio 2016
La crisi libica e la morte di Giulio
Archivio Postille
2 Febbraio 2016
Iowa: la vittoria di Cruz e della Clinton