3 Febbraio 2014

"Senza pace, boicottaggio per Israele"

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Ancora una volta Kerry innesca una polemica con le autorità israeliane. Motivo della polemica un intervento del segretario di Stato Usa alla Conferenza di Monaco, nella quale ha spiegato che se Israele non trova una riconciliazione con i palestinesi il boicottaggio verso lo Stato ebraico, già praticato da alcuni ambiti internazionali, non potrà che allargarsi, creando una situazione analoga a quella vissuta dal Sud Africa al tempo dell’Apartheid. L’intervento voleva essere una registrazione del clima di disagio della comunità internazionale per il perdurare dell’occupazione dei territori palestinesi. Le autorità israeliane lo hanno invece percepito come una minaccia e una pressione indebita. Nulla di nuovo in questa frizione: alcune settimane fa il ministro della Difesa israeliano aveva accusato il Capo della Segreteria di Stato Usa di spingere per il negoziato israelo-palestinese con un’ossessione messianica, suscitando una dura reazione negli Usa. 

La novità sta invece nella reazione del Ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni, che, in visita a Mosca, ha accolto il discorso di Kerry come una registrazione di un dato di fatto, evocando anche lei il rischio Sud Africa per il suo Paese. Insomma, c’è dialettica nell’ambito politico, come nell’ambito sociale dello Stato ebraico.

Usa e Israele  sono alleati storici, ma negli ultimi tempi la politica distensiva nei confronti dell’Iran e la spinta per la ricerca di una soluzione negoziata del confronto con i palestinesi messa in campo dall’amministrazione Obama li hanno allontanati. Tanto che il premier Netanyahu, la scorsa settimana, ha minacciato di abbandonare la linea delle relazioni commerciali privilegiate con gli Usa in favore della Cina. Un passo che né gli Usa né Israele al momento possono permettersi. Ma che dà la misura dell’attrito in corso e della determinazione con la quale gli Usa vogliono portare a termine l’accordo israelo-palestinese: che in Israele vi siano autorevoli sponde a questa iniziativa può favorire una distensione tra i due alleati e la conduzione dei negoziati tanto a lungo attesi.

Detto questo, come ha ricordato in maniera autorevole il patriarca di Antiochia dei Melkiti Gregorios Laham, se un tempo la chiave per la pace in Medio Oriente era rappresentata da questa riconciliazione, oggi è rappresentata dalla Siria. Il fatto che a Ginevra non si sia ancora aperto alcuno spiraglio di pace per la guerra che vi imperversa cattiva non può lasciare tranquilli.

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