12 Settembre 2025

L'assassino di Charlie Kirk: un cecchino ben addestrato

di Davide Malacaria
L'assassinio di Charlie Kirk: un cecchino ben addestrato
Tempo di lettura: 4 minuti

L’uomo che ha sparato a Charlie Kirk era ben addestrato. Ha sparato un solo colpo, da 180 metri, colpendo al collo. Anche la posizione assunta per sparare indica professionialità. Mentre la fuga sui tetti immortalata dai video, in particolare l’agilità con cui salta a terra, denota ancora addestramento. E professionalità rivela anche la sequenza successiva, quando, sceso dal tetto, “l’uomo armato cammina con nonchalance verso una strada ai margini del campus”. Sa come non dare nell’occhio.

Come dichiarato dalle autorità, il killer aveva fatto in precedenza un sopralluogo sul luogo del delitto, altro cenno di professionalità. La sua fuga è durata tanto, nonostante fosse ricercato da tutta la sicurezza Usa. Il killer sarebbe stato arrestato solo dopo 48 ore e, sembra, su denuncia del padre (così mentre scriviamo).

Il movente finora accreditato per il crimine è l’odio politico: l’attentatore sarebbe un radicale “antifa” che odiava il Maga, del quale Kirk era esponente di punta. Movente che discende dalla rivelazione che la polizia avrebbe rinvenuto dei proiettili inesplosi con su scritte inneggianti alla transizione di genere e contro il fascismo incarnato da Trump e dal suo movimento. È probabile che il profilo dell’arrestato corrisponda a tale identikit. Da vedere come verranno spiegate le capacità di cui sopra, invero sorprendenti per un pazzo lunatico.

A rivelare per primo i bossoli del “movente”, il giornalista-influencer With Crowder, che ha fatto trapelare un asserito documento riservato degli inquirenti che, tra le altre cose, rivelava anche il rinvenimento di “un vecchio fucile a otturatore girevole-scorrevole Mauser calibro 30-06 trovato avvolto in un asciugamano in una zona boscosa lungo la via di fuga del sospettato”.

Quanto a Kirk, abbiamo accennato come fosse uno strenuo sostenitore di Israele e fautore dell’ebraismo, come ricordano tutti, ma abbiamo anche aggiunto come tale sostegno fosse a volte non allineato, come dettaglia anche un articolo del Middle east eye.

In quanto a Netanyahu, che, pur impegnato in sei guerre, ha trovato il tempo per pubblicare su X un post in cui esprimeva profondo dolore per l’assassinio, registriamo che il suo rapporto con Kirk ha conosciuto momenti problematici.

Così un articolo del Washington Times del 18 ottobre 2023, autore Jeffrey Scott Shapiro: “In un podcast del 12 ottobre con Patrick Bet-David, Kirk ha lanciato una teoria del complotto secondo la quale Netanyahu avrebbe permesso ad Hamas di attaccare il suo stesso Paese, un piano disperato per rimanere al potere […]”.

Kirk ha sollevato l’argomento parlando delle sue ‘numerose’ visite in Israele, affermando che ‘l’intero Paese è una fortezza… sono stato al confine con Gaza. Non puoi fare tre metri senza imbatterti in un diciannovenne con un AR-15 o una mitragliatrice'”.

“[…] Poi ha detto: ‘L’intero Paese è sorvegliato, quindi lasciatemi solo spiegare brevemente la situazione […] Negli ultimi nove mesi Israele era stato sull’orlo di una guerra civile. Non è un’esagerazione. Sulla questione giudiziaria, centinaia di migliaia di israeliani sono scesi in piazza perché Bibi Netanyahu stava sostanzialmente riscrivendo la costituzione israeliana”.

“[…] Tutto questo è finito […]. Netanyahu presiede un governo di emergenza e ha un mandato da leader. Non voglio […] arrivare a dire che Netanyahu sapesse o che ci fossero informazioni di intelligence, ma credo che alcune domande vadano fatte: c’era un ordine di non intervenire? Sei ore? Non ci credo” [si riferisce al tempo di reazione dell’IDF, ndr.].

Israele è grande quanto il New Jersey. Quando ho preso un elicottero da Gerusalemme al confine con Gaza, ci sono voluti 45 minuti. [L’IDF] ci ha messo sei ore! [Hamas] stava trasmettendo l’uccisione degli ebrei in diretta streaming. Qualcuno nel governo ha detto [all’IDF] di ritirarsi? Questa è una domanda legittima, non complottista. L’intero Paese è l’IDF, l’intero Paese! E tu stai cercando di dirmi che [Hamas] va ai concerti, nei kibbutz e nelle scuole?” per uccidere gli israeliani, sottinteso, senza trovare contrasto?

Shapiro commenta con disgusto questa teoria del complotto e conclude che “Kirk dovrebbe dimettersi o essere rimosso dalla carica di capo della TPUSA”, la piattaforma Maga da lui fondata. Kirk ha poi cambiato rotta, anche se a volte è incappato in accuse di antisemitismo, ma questa è un’altra storia.

Non si tratta di accreditare o meno le domande di Kirk, solo accennare a come il suo rapporto con Netanyahu avesse conosciuto alti e bassi. Nel suo post, Netanyahu aggiungeva che lo aveva invitato in Israele, senza però chiarire se questi avesse accettato (secondo il social media Legitimate targets “gira voce che avesse negato tale richiesta”, ma è una voce).

Più lineare il rapporto con Trump: Kirk, scrive il New York Times, aveva un legame “intimo” col tycoon, quasi familiare; con lui, ricorda il Nyt, solo due diverbi, uno sui file di Epstein, del quale chiedeva la pubblicazione, richiesta poi abbandonata in seguito a una conversazione con Trump; il secondo sull’Iran, “quando parlò con tono irritato a Trump nello Studio Ovale sulla prospettiva di scatenare un’altra guerra che non si puà vincere in Medio Oriente”.

Peraltro, annota ancora il Nyt, Kirk era un forte sostenitore di j. D. Vance, fino al punto di “incoraggiare” Trump di sceglierlo come vice.

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