16 Maggio 2013

Si blocca il cuore dell'Europa e non è solo colpa del Sud

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La crisi attanaglia l’Europa. E stavolta non sono solo gli Stati del Sud a soffrirne. Anche quei Paesi che fino a ieri invocavano austerità e chiedevano agli Stati del Mediterraneo scelte rigoriste per mettersi a pari con gli altri, iniziano ad arrancare. È il caso della Finlandia, dove inizia a crescere la disoccupazione, e dell’Olanda, in preda a una bolla immobiliare senza precedenti e che ha iniziato a nazionalizzare banche in seria difficoltà. Anche la Francia subisce il declino, in un continuo stillicidio di notizie deprimenti per le sue imprese e per i lavoratori. Anche se quest’ultima, in realtà, aveva percepito prima di altri il pericolo e aveva tentato di convincere la Germania ad attutire il suo dogmatismo rigorista. Va ancora la Germania, ma il quadro generale sta cambiando. Ora non sono solo gli Stati mediterranei a temere un collasso, ma tutta l’eurozona: se la Germania vorrà perseguire la linea intrapresa finora, le sarà più difficile trovare sponde. 

Una situazione nuova, più tragica della precedente, ma forse foriera di un’inversione di marcia rispetto a scelte di politica economica e finanziaria rivelatesi, allo stato, suicide.

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