23 Gennaio 2014

Siria. Fra insulti e accuse parte la trattativa

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Iniziato a Montreux il negoziato per tentare di riportare pace in Siria. Ovviamente le parti in causa si scambiano accuse reciproche, ma era prevedibile e previsto. Al tavolo mancano molte delle fazioni che fanno guerra ad Assad, quelle legate ad al Qaeda per intendersi, e l’opposizione è rappresentata solo da un gruppetto di oppositori più vicino all’Occidente. Gli altri hanno rifiutato ogni dialogo. Non per questo l’assise è delegittimata, dal momento che al tavolo siedono i veri protagonisti della guerra, ovvero tutti (o quasi) gli Stati che stanno finanziando i mercenari che insanguinano la Siria. Se la diplomazia trova un accordo tra Assad e i suoi veri nemici, le bestie feroci scatenate in Siria saranno rinchiuse nelle gabbie (non eliminate: possono tornare utili in altri scenari), come usa in questi casi.

La novità di questa assise rispetto a quella precedente, che non produsse nulla, consiste nel fatto che Assad, dopo anni di guerra, può trattare con i propri avversari. Una novità non da poco: una fase nuova, anche se Kerry ieri ha precisato che non c’è posto per Assad nel futuro della Siria. Un atto più o meno dovuto da parte del Segretario di Stato americano, che si è esposto oltremodo per dar vita a questa assise e non può passare per filo-Assad agli occhi dell’opinione pubblica occidentale, pena una perdita di autorevolezza che vanificherebbe il negoziato.

Comunque il nodo del ruolo di Assad nella pacificazione e nel futuro della Siria è il punto focale della questione. Potenti del mondo hanno investito miliardi di dollari per cacciarlo, difficile si rassegnino ad accettare che l’uomo resti al suo posto. Vedremo se nei colloqui usciranno alternative accettabili al regime o se invece si accoglierà la richiesta di Damasco di procedere a libere elezioni, così che sia il popolo a decidere. Una richiesta che ha le sue basi sul consenso che il governo di Damasco gode tra il suo popolo: non avrebbe potuto rimanere al potere in questi anni senza un largo consenso popolare, che deriva dalla constatazione che l’alternativa è terribile. Anche se al momento pare più probabile che la questione sia procrastinata, e si trovino accordi minimali riguardo a una cessazione più o meno parziale delle ostilità e sugli aiuti umanitari destinati alla stremata popolazione locale. Anche questo sarebbe un inizio.

Gli incontri a Montreux proseguiranno nei prossimi giorni, non c’è che sperare che ne esca qualcosa. C’è in ballo il destino di milioni di esseri umani, dalla Siria al Libano (Paese nel quale ha iniziato a tracimare il conflitto siriano) a tutto il Maedio Oriente. E la pace nel mondo.

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