11 Luglio 2013

Claudel: quella via minuscola e stretta che è anche la "più facile" da seguire

Claudel: quella via minuscola e stretta che è anche la "più facile" da seguire
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San Benedetto

«“Poiché Dio stesso vi dimora, perché noi dovremmo uscire dal suo tempio? Perché rimpiangere il Caos? E poiché la nostra beatitudine nel Cielo sarà di cantare insieme, perché non cominciare subito? E se la beatitudine in Cielo è quella di amare, perché, ora, la guerra?”». Sono versi di Paul Claudel, tratti dall’Inno di san Benedetto. A riportarli è Inos Biffi, sull’Osservatore romano dell’11 luglio, nell’articolo intitolato: Quando al poeta mancò il cuore. «Attraverso il sonoro e frondoso linguaggio dell’Inno di san Benedetto – scrive Biffi –, Claudel ha […] tracciato con chiarezza il profilo di san Benedetto come di colui che non ha perso e sprecato tempo tergiversando ed esitando, ma imboccando senza indugio e ripensamenti la via dell’essenziale linearità evangelica». Il poeta, spiega ancora Biffi, immagina Benedetto «“All’uscita dell’infanzia”», ovvero nel tempo in cui il santo «si sente rivolte le gravi parole di Gesù: “Se l’uomo perde la sua anima, tutti i beni di questo mondo sono cose di nessun valore”; se lo dissipano e lo dominano “i suoi sogni a caso, le sue passioni, i suoi pensieri, come capre che vanno al pascolo, di qua, di là, in alto, in basso, ribelli e sparpagliate, e lasciano che l’anima si laceri e si frantumi, forse che ne abbiamo un’altra di ricambio?”». «Benedetto – prosegue il teologo –, rifiutando le acque inquinate, la coppa dell’amarezza e il fango che ha in noi la sua sorgente, “si mette in cammino, con il suo bastone in mano” e spinge “le sue pecore indocili sulla strada invisibile e sicura, la via stretta, che è la più facile” e che il poeta vede tracciata, “minuscola e unica”, mentre tutt’intorno si estende un gran deserto».

 

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