30 Ottobre 2014

Il Papa: tutti siamo chiamati a testimoniare lo sguardo misericordioso di Dio

Il Papa: tutti siamo chiamati a testimoniare lo sguardo misericordioso di Dio
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Nell’Udienza generale del 29 ottobre il Papa si è soffermato sulla Chiesa, che non sono solo «i preti, i vescovi, il Papa». Infatti: «La realtà visibile della Chiesa è costituita dai tanti fratelli e sorelle battezzati che nel mondo credono, sperano e amano. […] La Chiesa siamo tutti, noi! Tutti i battezzati siamo la Chiesa, la Chiesa di Gesù. Da tutti coloro che seguono il Signore Gesù e che, nel suo nome, si fanno vicini agli ultimi e ai sofferenti, cercando di offrire un po’ di sollievo, di conforto e di pace. Tutti coloro che fanno ciò che il Signore ci ha comandato sono la Chiesa».

 

Una realtà che non è «misurabile» né «conoscibile nella sua pienezza», perché non si può avere contezza delle «tante opere di amore, tante fedeltà nelle famiglie, tanto lavoro per educare i figli, per trasmettere la fede, tanta sofferenza nei malati che offrono le loro sofferenze al Signore… » , del «tanto bene» che viene fatto dai operato attraverso i singoli cristiani. «Realtà misteriosa perché viene da Dio».

 

Così la Chiesa è realtà visibile e insieme misteriosa, come era la realtà di Gesù, uomo e allo stesso tempo Dio. E «come Cristo si è servito della sua umanità – perché era uomo – per annunciare e realizzare il disegno divino di redenzione e di salvezza – perché era Dio -, così deve essere anche per la Chiesa. Attraverso la sua realtà visibile, di tutto quello che si vede, i sacramenti e la testimonianza di tutti noi cristiani, la Chiesa è chiamata ogni giorno a farsi vicina ad ogni uomo, a cominciare da chi è povero, da chi soffre e da chi è emarginato, in modo da continuare a far sentire su tutti lo sguardo compassionevole e misericordioso di Gesù».

 

«Spesso come Chiesa facciamo esperienza della nostra fragilità e dei nostri limiti – ha proseguito Francesco -. Tutti ne abbiamo. Tutti siamo peccatori». E i nostri peccati «è giusto che procurino in noi un profondo dispiacere», soprattutto quando suscitano scandalo. Ed ha concluso: «Chiediamo il dono della fede, perché possiamo comprendere come, nonostante la nostra pochezza e la nostra povertà, il Signore ci ha reso davvero strumento di grazia e segno visibile del suo amore per tutta l’umanità. Possiamo diventare motivo di scandalo, sì. Ma possiamo anche diventare motivo di testimonianza, dicendo con la nostra vita quello che Gesù vuole da noi».

Chiesa
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