14 Marzo 2016

Il Vangelo dell'adultera e l'elezione di Francesco

Il Vangelo dell'adultera e l'elezione di Francesco
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Nell’Angelus di domenica il Papa ha commentato il Vangelo del giorno, dedicato all’adultera e alla sfida lanciata dai suoi accusatori a Gesù. Nel commentare il brano, in particolare quando racconta dell’effetto delle parole di Gesù (“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”) verso quanti volevano lapidare la donna, Francesco ha detto: «Quanto bene ci fa essere consapevoli che anche noi siamo peccatori! Quando sparliamo degli altri – tutte cose che conosciamo bene -, quanto bene ci farà avere il coraggio di far cadere a terra le pietre che abbiamo per scagliarle contro gli altri, e pensare un po’ ai nostri peccati!»

 

Tutti se ne andarono, continua il Papa seguendo il Vangelo, e «rimasero lì solo la donna e Gesù: la miseria e la misericordia, una di fronte all’altra. E questo, quante volte accade a noi quando ci fermiamo davanti al confessionale, con vergogna, per far vedere la nostra miseria e chiedere il perdono!».

Quella donna, ha aggiunto il Papa, rappresenta tutti noi, ché tutti «siamo peccatori, cioè adulteri davanti a Dio, traditori della sua fedeltà».

 

E come per quella donna, così per noi «è la grazia, che salva dal peccato e dalla morte. Lui ha scritto nella terra, nella polvere di cui è fatto ogni essere umano, la sentenza di Dio: “Non voglio che tu muoia, ma che tu viva”. Dio non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con il peccato che abbiamo commesso».

 

Nota a margine. Il fatto che il terzo anniversario del Pontificato di Francesco sia coinciso con la pagina del Vangelo dedicata all’adultera perdonata, una delle pagine del Vangelo in cui più brilla la misericordia di Dio, ci è parsa una felice coincidenza. Ché proprio l’ostentazione al mondo della misericordia di Dio sembra essere il tratto distintivo di questo Pontificato.

 

Tratto distintivo ricordato, tra l’altro, dai tanti cronisti che hanno scritto in questa felice ricorrenza. Come Eugenio Scalfari, che, sulla Repubblica del 13 marzo, ha ripercorso la sua commovente amicizia con Francesco, con un cenno però – purtroppo – non troppo felice. 

Nel suo articolo, infatti, ha voluto attribuire a Francesco l’idea di aver spinto talmente a fondo sul punto che sua Santità avrebbe modificato il vecchio «motto» «ama il tuo prossimo come te stesso» in un più rivoluzionario «ama il tuo prossimo più di te stesso».

 

Operazione alquanto difficoltosa per un papa cristiano, ché quel «motto» in realtà è comandamento del Signore, che insieme a quello riferito all’amore dovuto a Dio (“ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”), è fondamento di tutta la legge divina. Della quale Gesù non ha cambiato uno iota, né, nel suo piccolo, papa Francesco. 

 

Come perplessità suscita un passaggio di un altro articolo scritto in questa ricorrenza, quello di Alberto Melloni sulla Repubblica del 14 marzo, nel quale il vaticanista spiega in maniera singolare le dimissioni di Benedetto XVI. Il disastro della Chiesa che aveva fatto arenare il suo Pontificato aveva causato un tragico stallo «davanti al quale Ratzinger s’era ritratto, sperando così di aprire la via a qualcuno che, con maggior forza, potesse usare quel disastro per imputarlo al Concilio, al post Concilio, alle aperture e alle speranza che avevano percorso la Chiesa nei 50 anni precedenti». 

 

Lettura alquanto singolare se si pensa, solo per fare un piccolo esempio, all’incontro con il clero di Roma successivo all’annuncio delle dimissioni, nel quale Benedetto XVI ebbe a tessere un appassionato elogio di quell’assise, concludendo con l’esortazione a lavorare «perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa. Speriamo che il Signore ci aiuti».

 

Va rilevato che ambedue sono vicini all’attuale Pontefice, né si può ritrovare in essi alcuna malafede o volontà di nuocergli, anzi. Ed evidenziare tali defaillances non vuol essere atto di accusa, dal momento che gli articoli in questione contengono spunti di sicuro interesse e condivisione.

 

E però in un panorama che vede forze oscure incalzare Francesco nella speranza che vacilli o peggio, non si può che rilevare come anche tra i suoi prossimi vi sia qualche elemento di confusione. Non aiuta il Pontificato, chiamato a navigare in un tempo nel quale le forze di contrasto, nel mondo e nella Chiesa, più che su attacchi diretti – che pure non mancano – contano sulla forza destabilizzatrice del caos.

 

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