2 Maggio 2014

Muller: la Chiesa, nata con la Pentecoste, non può essere organizzata o manipolata a piacimento

Muller: la Chiesa, nata con la Pentecoste, non può essere organizzata o manipolata a piacimento
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Duccio da Boninsegna, Pentecoste

«La Pentecoste è [—] il luogo e l’orizzonte permanente della genesi ecclesiale, in cui si evidenziano i suoi tratti costitutivi. Ad esempio, proprio a Pentecoste, con facilità si può cogliere la natura apostolica della Chiesa: la Chiesa nasce a Pentecoste come collegio degli apostoli radunato in unità intorno a Pietro e a Maria. Proprio a Pentecoste la Chiesa parla già tutte le lingue e si può sorprendere la sua natura peculiarmente universale e cattolica, che precede ogni particolarismo (cfr. Congregazione per la dottrina della fede, Communionis notio, n. 9). Proprio a Pentecoste si può cogliere poi la perenne origine “dall’alto” della Chiesa, che è garanzia della oggettiva santità, della vita nuova che essa veicola. Quest’ultimo fatto ci rivela anche che la compagine ecclesiale, proprio perché la sua origine è teologica, non è una realtà che possiamo organizzare o manipolare a nostro piacimento, come si potrebbe fare con un qualsiasi organismo di origine umana». È un passaggio dell’intervento del cardinale Gerhard Ludwig Muller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, alla presentazione del libro Joseph Ratzinger Benedetto XVI e il Sinodo dei Vescovi, a cura dell’arcivescovo Nikola Eterović, ex segretario generale del Sinodo dei Vescovi ora nunzio apostolico a Berlino. 

Nell’intervento del porporato si analizza, alla luce del libro su Ratzinger, il rapporto tra il sinodo dei vescovi e il successore di Pietro, ovvero tra sinodalità e primato. Bello anche il passaggio nel quale, per chiarire che l’esercizio del potere nella Chiesa non può essere affidato alle lobby del momento, Muller ricorra all’immagine «insuperabile» di Cristo Buon Pastore: «Governare nella Chiesa è anzitutto esercitare il potere di accogliere e di offrire agli uomini la vita buona che viene da Dio e di custodire con ogni mezzo questa vita: è il compito di “pascere il gregge” […] A differenza dei normali pastori, Gesù Cristo non vive sulle spalle del gregge e non si nutre di esso, ma egli stesso “ci nutre con la sua carne e il suo sangue” (p. 516). È perciò all’immagine di Cristo pastore che il vescovo deve conformarsi, configurando nella sua esistenza ecclesiale l’immagine di Cristo stesso». 

L’intervento del prefetto della Congregazione della Fede è stato pubblicato sull’Osservatore Romano del 30 aprile.

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