26 Luglio 2013

"Tutte le buone opere insieme, non eguagliano il sacrificio della Messa". Giovanni Maria Vianney - Prima parte

di Maria Piera Iannotti
"Tutte le buone opere insieme, non eguagliano il sacrificio della Messa". Giovanni Maria Vianney - Prima parte
Tempo di lettura: 3 minuti

Durante l’udienza del 5 agosto 2009, Benedetto XVI, ricordando Giovanni Maria Vianney, a 150 anni dalla sua nascita in cielo, disse: «Quale grande festa deve esserci stata in paradiso all’ingresso di un così zelante pastore! Quale accoglienza deve avergli riservata la moltitudine dei figli riconciliati con il Padre per mezzo della sua opera di parroco e confessore».

Giovanni Maria nacque a Dardilly, nel dipartimento di Rodano-Alpi, l’8 maggio 1786. La sua era una famiglia contadina, povera, ma ricca di fede, di bontà e di mitezza. Quando era ancora piccolissimo, la madre gli indicava il crocifisso e le immagini religiose che ornavano la casa, insegnandogli il segno della Croce e parlava a lui di Gesù Bambino, di Maria, dell’Angelo Custode. Fu proprio la preghiera ad attrarre il piccolo Giovanni: spesso lo si ritrovava in ginocchio davanti alla piccola statua della Vergine di legno, donatagli dalla madre, in un cantuccio della casa, nascosto nel granaio o tra gli animali.

Erano gli anni della rivoluzione, in Francia, e l’eco delle persecuzione contro la Chiesa giunse fino a quel lontano paese. La famiglia Vianney continuò a partecipare in segreto alla santa Messa ogni mattina e Giovanni implorava la madre di portarlo con sé. Imparava a pregare guardandola, come dirà lui stesso, ormai più grande: «La virtù passa tanto velocemente dal cuore della madre nel cuore dei figli».

Giovanni non si separò mai dalla sua statuetta della Madonna, nonostante il pericolo; la nascondeva nel suo vestito, poi si avviava nei campi e la poneva nel cavo di un albero che aveva adibito ad altare. Tanti suoi compagni lo ricorderanno così, nel campo, inginocchiato a pregare; o che andava con l’asino, carico di grano o fascine di legna che distribuiva strada facendo ai poveri, tanto cari al suo amato Gesù. In breve la sua casa divenne, a causa sua, il rifugio degli ultimi di questo mondo.

E’ in questa temperie che Giovanni Maria riceve la prima Comunione, Oramai sacerdote, dirà: «Quando si riceve la Comunione si prova qualcosa di straordinario, una gioia […] Siamo costretti a ripetere come San Giovanni: è  il Signore! […] O mio Dio, che gioia per un cristiano che, alzandosi dalla mensa eucaristica, se ne va con il paradiso nel cuore!».

Era attratto dal sacerdozio, il ragazzo, ma il padre lo contrastava. Fino a quando non troverà nell’abate Balley, nuovo pastore di Ecully, un interlocutore interessato alla sua causa, in grado di vincere le resistenze paterne e di indirizzarlo agli studi sacerdotali.

Studi che però risultano oltremodo impegnativi per il ragazzo, il quale stenta non poco. Così iniziò a praticare una piccola penitenza, per chiedere al Signore la grazia di diventare prete: quella di mangiare pochissimo. Ma nonostante tutto, continua ad annaspare. Fu così che si decise a chiedere ai suoi superiori la possibilità di intraprendere un pellegrinaggio alla tomba di san Francesco Regis, presso Louvesc. Mendicando sempre di che vivere, dormendo per strada, a Louvesc chiese al santo la sospirata grazia. Ottenne il necessario per passare gli esami, non di più; evidentemente il Signore non voleva un sacerdote erudito, ma semplicemente santo.

Il suo cuore era ricco di compassione: di notte usciva e riportava poi con sé tutti i mendicanti che incontrava per strada. Una volta rimase a piedi, per aver donato le sue scarpe nuove ad un povero e per questo fu anche aspramente ripreso.

Nel 1807 riceve finalmente la cresima e, otto anni più tardi, il 13 agosto del 1815, viene ordinato sacerdote. É affidato a Balley come vicario di Ecully e viene concordato che non confesserà immediatamente, ma si limiterà al solo catechismo dei fanciulli.

La casa del Curato d’Ars

A Ecully la vita della parrocchia è austera; preghiera, lavoro e silenzio sono la regola, i pasti sono così sobri da mettere in ansia gli stessi parrocchiani. Parroco e vicario sembrano fare penitenza per l’intera comunità. Vianney, nell’impeto della sua giovinezza, supera il maestro nella mortificazione del corpo e intanto istruisce i bambini del catechismo, ai quali sarà felice di parlare per tutta la vita. Dopo un anno dalla sua ordinazione gli viene concesso di confessare, ma la cosa che tanto lo affatica è l’omelia della Messa domenicale, della quale deve farsi carico dopo la malattia del parroco. Impara a memoria e ripete come può, non essendo capace di leggere bene.

Dopo la morte di Balley, la diocesi affida il villaggio di Ars en Dombes l’ 11 febbraio 1818 a questo giovane sacerdote ignorante. Quando Giovanni Maria arriva ad Ars, scopre un paese assai simile a tutti quelli della regione: tanto lavoro nei campi e tanta povertà. Arrivato sul posto, si inginocchia davanti alla sua chiesetta, attaccata alla canonica dove vivrà per il resto dei suoi giorni, e prega. Il comportamento di Vianney susciterà curiosità e pettegolezzo prima di sfociare nell’ammirazione e nell’affetto assoluto di tutti coloro che lo conosceranno.

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