28 Aprile 2014

Abu Mazen riconosce l'Olocausto

Abu Mazen riconosce l'Olocausto
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«Il presidente palestinese Abu Mazen ha sorpreso Israele nel giorno della Memoria con una dichiarazione senza precedenti sullo sterminio degli ebrei, in cui riconosce l’unicità dell’Olocausto e della sofferenza ebraica». Così sulla Repubblica del 28 aprile. Il premier israeliano ha liquidato la dichiarazione di Abu Mazen come mera propaganda e ha chiesto piuttosto che Fatah rinunci al recente accordo con Hamas, dal momento che quest’ultima organizzazione non riconosce lo Stato ebraico. 

E però, in un’intervista, sempre alla Repubblica, David Grossman riconosce l’importanza del gesto: «Riconoscere le sofferenze del popolo ebraico durante la Shoah è un passo molto importante nella comprensione della narrativa israeliana. La prima fase di un processo di pace secondo me è identificarsi vicendevolmente con le sofferenze dell’altra parte, con quella di cui loro stessi sono responsabili e con quella che altri hanno inflitto all’altra parte. Solo se smetteremo di difenderci, a volte selvaggiamente, contro la sofferenza del nostro avversario saremo in grado di capire la narrativa dell’altro».

E sull’accordo tra Hamas e Fatah: «Anche se Hamas viene considerata un’organizzazione terroristica, e di fatto spesso agisce come tale, penso che sia stato fatto un passo molto importante: la riunificazione di due parti di un popolo che le circostanze hanno separato. Se siamo interessati ad avere un giorno una pace stabile, essa deve includere il milione e mezzo di palestinesi che vivono nella striscia di Gaza. Per anni in Israele molti si opponevano alle trattative con Abu Mazen con il pretesto che non rappresenta tutto il popolo palestinese. Può darsi che ora vi sia un’opportunità: molto piccola forse, ma che non possiamo tralasciare».

Barlumi di speranza, insomma, nel dialogo israelo-palestinese, anche se le incognite sono tante e i tanti fallimenti del passato non inducono all’ottimismo: l’accordo tra Fatah e Hamas può non reggere; come anche la diffidenza di alcuni ambiti israeliani può vincere sulle voci che chiedono aperture di credito verso l’antagonista storico. E però, è compito del cronista registrare quei piccoli spiragli che a volte, per fortunate (o provvidenziali) circostanze storiche, possono portare a svolte impensabili.

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