18 Marzo 2024

Dopo l'Iraq, anche il Niger chiede il ritiro delle basi americane

La presenza delle basi americane imposta al Niger. L'uranio del Niger fu già usato per giustificare l'invasione irachena
Dopo l'Iraq, anche il Niger chiede il ritiro delle basi americane
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Il Niger ha chiesto agli Stati Uniti di ritirare “con effetto immediato” le basi militari dispiegate nel suo Paese. La nota del governo nigerino sul tema è impagabile, ne diamo atto in sintesi, ricordando che nel luglio del 2023 i militari hanno preso il potere dopo aver deposto il governo pregresso, uno dei tanti leader fantocci usati dall’Occidente per sfruttare i Paesi africani.

Accord de coopération militaire avec les États-Unis : Le Niger dénonce, avec effet immédiat, l’accord de 2012

L’uranio del Niger fu già usato per giustificare l’invasione irachena

La nota del governo nigerino dà conto di una serie di incontri avvenuti nei giorni scorsi con una delegazione di alto profilo americana, spiegando che “l’arrivo della delegazione americana non ha rispettato le pratiche diplomatiche”.

Infatti, il governo americano ha informato in maniera unilaterale e con una nota verbale la data di arrivo e la composizione della sua delegazione nonché le autorità nigerine che avrebbero dovuto incontrarsi con essa, senza precisare lo scopo della visita [d’altronde si credono i padroni del mondo… ndr]. È quindi per cortesia e seguendo le nostre secolari tradizioni di accoglienza e ospitalità che il governo ha ricevuto la delegazione americana”.

I colloqui si sono basati su tre punti. Il primo, poco interessante, sulle richieste Usa di chiarimenti sui passi che intende fare l’attuale governo sul piano del processo democratico, elezioni e quanto altro.

Il secondo, più incisivo riguarda le proteste americane per i rapporti intrattenuti da Niamey con Russia e Iran. “il governo del Niger – si legge nella nota – si rammarica della volontà della delegazione americana di negare al popolo sovrano nigerino il diritto di scegliere i propri partner e il tipo di partenariato che ritiene atto a supportare una vera lotta contro i terroristi, tenendo conto che gli Stati Uniti d’America hanno deciso unilateralmente di sospendere ogni tipo di cooperazione tra i nostri due paesi”, peraltro su una criticità, ben pesante nel Paese, dove il Terrore fa strame.

Inoltre, gli Usa hanno accusato il governo nigerino di aver fornito segretamente uranio all’Iran. Sul punto, si legge nel comunicato, il paese africano respinge le accuse, aggiungendo che “questo approccio cinico, solitamente utilizzato per screditare, demonizzare e giustificare minacce contro gli Stati Uniti, ricorda quanto avvenuto in occasione della seconda guerra in Iraq”.

“I nigerini e l’intera comunità internazionale, infatti, ricordano ancora le false prove brandite dal Segretario di Stato americano davanti al Consiglio di Sicurezza per giustificare l’aggressione americana contro l’Iraq e che in questa vicenda il governo del presidente Tandja  [allora a capo del paese africano ndr] era stato falsamente accusato di aver fornito uranio all’Iraq […] inoltre, è noto a tutti che lo sfruttamento dell’uranio nigerino è totalmente controllato dalla Francia”.

“Per quanto riguarda la Federazione Russa, si tratta di un partner con cui si tratta su base statale in conformità con gli accordi di cooperazione militare firmati con i governi precedenti per ottenere l’equipaggiamento militare necessario per la lotta contro i terroristi che hanno causato migliaia di vittime innocenti in Niger sotto lo sguardo indifferente di gran parte della comunità internazionale“.

La presenza delle basi americane imposta al Niger

La nota ricorda, inoltre, come l’arrivo degli americani sia stato alquanto corsaro. Così il documento: “È stato con la semplice nota verbale n. 174 del 16 luglio 2012 che la parte americana ha imposto unilateralmente al Niger un accordo relativo allo status del personale militare e degli impiegati civili degli Stati Uniti del Dipartimento di Difesa americano sul territorio del Niger“.

Tale accordo “costringe il Niamey a pagare le tasse sugli aerei militari americani, che questi ultimi devono pagare e che costano ai contribuenti nigerini miliardi di FCFA [franco della Comunità finanziaria africana ndr.]. Inoltre, le competenti autorità nigerine non hanno informazioni sulle attività militari effettuate dalle basi americane, non sono nemmeno a conoscenza dell’entità del personale civile e militare, nonché di quel che l’esercito americano ha schierato sul suolo nigerino”.

Inoltre, “in base all’accordo, l’esercito americano non ha alcun obbligo di accogliere le richieste nigerine per sostenere la lotta contro i gruppi terroristici che assassinano le nostre valorose forze di difesa e sicurezza e massacrano le nostre popolazioni laboriose”.

“Così, dal 26 luglio 2023 e dall’avvento del Consiglio Nazionale per la Protezione della Patria, il governo americano ha deciso unilateralmente e bruscamente di sospendere la sua cooperazione militare, in violazione dell’accordo imposto al popolo nigerino e invocando l’articolo 70-08 ‘la legge unica sugli stanziamenti’, senza prendere in considerazione la logica conclusione, che imporrebbe il ritiro dei suoi soldati dal territorio nigerino”.

Infatti, le truppe Usa sono state stanziate in funzione anti-terrorismo, come da autorizzazione del Congresso Usa. Se non hanno più tale scopo, sono illegittime anche per il Congresso…

“Infine, da diverse settimane, il governo nigerino ha constatato attività illegali che comportano il sorvolo del suo territorio da parte di aerei americani, che sollevano interrogativi sulla sincerità della loro partnership e sull’importanza del mantenimento dell’accordo di cooperazione militare imposto tramite nota verbale”

Da qui la richiesta formale, inoltrata, per via diplomatica di ritirare immediatamente le forze Usa. Coraggio ne hanno e più dei tremebondi Paesi europei. E non hanno gli anelli al naso, come credono a Washington. A settembre il Niamey ha siglato un’alleanza militare con Mali e Burkina Faso, due Paesi confinanti finiti nel mirino dell’Occidente perché hanno dirazzato dalle direttrici post coloniali.

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