15 Dicembre 2023

Essequibo: accordo Guyana-Venezuela

Risolta pacificamente la controversia che i media presentavano come innesco di un nuovo focolaio di guerra.
Essequibo: accordo Guyana-Venezuela. Nella foto la stretta di mano fra il presidente della Guyana, Ali, e quello del Venezuela, Maduro.
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Si è praticamente risolta la controversia sull’Essequibo, che ha tanto occupato i media ultimamente, che hanno paventato – taluni assicurato – che avrebbe innescato una guerra. Invece, Il presidente della Guyana Irfaan Ali e il presidente del Venezuela Nicolás Maduro si sono incontrati all’aeroporto internazionale di Argile, a Kingstown (capitale di St Vincent e Grenadine, Stato delle Piccole Antille, nei Caraibi) e hanno firmato un’intesa nella quale si prevede di risolvere la questione in modo pacifico, escludendo in maniera categorica il ricorso a minacce e l’uso della forza.

Il territorio conteso dell’Essequibo

La contesa nasce dal fatto che il territorio dell’Essequibo, oggi della Guyana, è stato recentemente rivendicato da Maduro, che ha addirittura indetto un referendum popolare per chiederne l’annessione, che ha ottenuto ovvio successo.

La mossa di Maduro aveva suscitato allarme, appunto, e si dava per certo l’inizio di un conflitto che avrebbe coinvolto Brasile e Stati Uniti, i quali sarebbero arrivati in soccorso della povera Guyana contro le bellicose baionette venezuelane. Per quel che ci riguarda, non ne abbiamo scritto perché eravamo certi che non ci sarebbe stata nessuna guerra, ché Maduro non è un pazzo, né c’era alcun presupposto perché scoppiasse.

La controversia sull’Essequibo, territorio straripante di risorse minerarie ed energetiche, risale al secolo scorso, da quando la Gran Bretagna riunificò le sue colonie dell’America Latina dando forma all’attuale Guyana e conferendo all’esploratore inglese Robert Herman Schomburk il mandato di disegnare i confini della nuova colonia, che avrebbe dovuto essere divisa dal Venezuela dal fiume Essequibo.

“Questa nuova definizione dei confini – recita uno studio dell’Istituto Analisi Relazioni internazionali – assegnava alla colonia inglese (fraudolentemente e in chiara violazione dei precedenti riconoscimenti), i territori a ovest del fiume Essequibo, che erano de jure sovranità del Venezuela”. Il Venezuela iniziò così a rivendicare il maltolto.

“Nel 1899 – prosegue l’IARI – entrambi i paesi decisero di risolvere il problema attraverso un arbitrato internazionale”. La disputa fu così trattata in Francia e “Parigi si è pronunciata a favore del Regno Unito”, con il Venezuela costretto nuovamente a subire, non potendo sfidare l’Impero britannico.

Nel 1948, però, “vennero alla luce documenti che mostravano accordi segreti tra le commissioni americana e britannica durante l’arbitrato. Lo scandalo internazionale portò nel 1962 a sollevare la questione davanti alla Corte Internazionale di Giustizia di Caracas, che considerò il Lodo Parigi completamente nullo. Di conseguenza, Venezuela e Regno Unito (che rappresenta la Guyana britannica) firmano un documento (Accordo di Ginevra-1966) in cui viene riconosciuta la rivendicazione territoriale venezuelana”.

Ma, nello stesso anno, la Guyana divenne indipendente da Londra e l’intesa raggiunta in precedenza non ebbe alcun seguito, creando una latente conflittualità tra i due Paesi, a volte anche aperta, con scontri di scarso rilievo.

Maduro, con la sua mossa, ha solo inteso agitare le acque per riprendere le trattative e, a quanto pare, ci è riuscito. Gli States non potevano certo contrastarlo in maniera aspra: con il venir meno del petrolio russo, hanno bisogno dell’oro nero venezuelano, tanto che hanno anche annullato le sanzioni comminate in precedenza contro Caracas. Peraltro, Washington non può permettersi di aprire un altro fronte in America Latina, ne ha già troppi cui badare.

E pensare che il Brasile di Lula avrebbe fatto guerra al Venezuela di Maduro era semplicemente miope. Al di là dei buoni rapporti personali tra i due presidenti, sia Caracas che Brasilia hanno fin troppi problemi interni cui badare per potersi permettere di dar vita a un conflitto.

Infine, nell’area contesa operano compagnie petrolifere americane, che certo non vogliono che una guerra mandi in malora i loro affari. L’accordo raggiunto tra i due presidenti non pone fine alla contesa, ma apre le porte alle trattative che seguiranno, spegnendo sul nascere le speranze di quanti già pregustavano il sapore del sangue.

 

Nella foto di apertura la stretta di mano fra il presidente della Guyana Irfaan Ali, e quello del Venezuela Nicolás Maduro.

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