11 Novembre 2023

Gaza. La guerra agli ospedali

Ieri il giorno dell'attacco agli ospedali, ormai circondati. Ordinata l'evacuazione dell'ospedale di al Shifa, il più grande di Gaza
Pazienti e sfollati affollano un corridoio dell'Al Shifa, l'unico degli ospedali di Gaza ancora aperto
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“I carri armati e le truppe israeliane hanno circondato diversi ospedali a Gaza, hanno detto venerdì gli amministratori degli ospedali e il Ministero della Sanità di Gaza. Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto degli ospedali: ‘li stiamo lentamente circondando’ e ha esortato le persone ad abbandonarli”. Così riferisce il New York Times.

Ospedali assediati

Quella di ieri è stata la giornata della “guerra agli ospedali”, come da titolo di al Jazeera: “I combattimenti si sono intensificati nei pressi di diversi ospedali nel nord di Gaza, alcuni dei quali sono stati oggetto di colpi diretti in conseguenza dei quali si segnalano vittime tra i pazienti e tra le decine di migliaia di sfollati palestinesi che hanno trovato rifugio nelle strutture”.

Due di queste sono ospedali pediatrici, come mostrano le immagini pubblicate da The Cradle nelle quali si vedono i carri armati israeliani che sfilano davanti alle finestre delle sale che ospitano i piccoli.

Epicentro dell’attacco, l’ospedale di al Shifa, il più grande di Gaza. Obiettivo primario delle truppe israeliane perché ospiterebbe il quartier generale di Hamas (fosse anche vero, da tempo sarebbe stato abbandonato; tant’è).

Il direttore di al-Shifa, interpellato da al Jazeera ha dichiarato che la struttura “è completamente isolata, ogni persona in movimento viene presa di mira” dalle forze israeliane. Il titolo dell’articolo segnala che all’interno dell’ospedale “39 bambini stanno lottando contro la morte”.

Giovani palestinesi trasportano una persona ferita all'ospedale Al Shifa

Giovani palestinesi trasportano una persona ferita all’ospedale Al Shifa

Di solito non indugiamo sulla cronaca, ma nel caso specifico ci sembrava ineludibile ignorare tali notizie, che rappresentano una delle pagine più buie della guerra in corso, anzi di tutte le guerre che abbiamo seguito durante la nostra lunga professione.

Ricordiamo le reazioni furiose dell’Occidente, al limite dell’isterismo, quando durante la guerra siriana alcune bombe colpivano gli ospedali che si trovavano nelle zone occupate dai miliziani anti-Assad finanziati dall’Occidente, veri e propri tagliagole ben più feroci dei membri di Hamas  (molti di essi, infatti, andarono a ingrossare le fila dell’Isis).

Bombe accidentali, perché tali ospedali non erano stati segnalati alle autorità di Damasco, ma erano clandestini e ben mimetizzati, come spiegava alla Reuters Isabelle Defourny, direttrice di Medecins Sans Frontieres in Francia, e come dettagliava il cronista Giordano Stabile sulla Stampa.

Nel caso di Gaza si tratta di strutture pubbliche e note prese di mira deliberatamente, eppure i media per lo più ne riferiscono come di una normale operazione di guerra e i politici, a parte eccezioni, si limitano a voltare la faccia dall’altra parte.

Assad fu condannato alla gogna e subì un isolamento internazionale strettissimo, che ancora dura, Israele viene sostenuto perché ha diritto a difendersi; contro Damasco furono comminate durissime sanzioni, Israele gode dei lauti finanziamenti americani. Bizzarrie della geopolitica. Intanto, la mattanza procede a ritmi serrati.

La stretta su al Shifa

Per legittimare ancor più la stretta sull’ospedale di al Shifa, l’esercito israeliano ha aggiunto che, oltre al quartier generale di Hamas, nel sottosuolo si celerebbero degli ostaggi. Se ne sono accorti solo ora…

Si ricorda che alcuni giorni fa, l’esercito israeliano, per dimostrare l’utilizzo degli ospedali da parte di Hamas, aveva pubblicato un’immagine che avrebbe dovuto immortalare uno dei tunnel usati da miliziani ubicato presso l’ospedale Sheikh Hamad bin Khalifa Hospital, la pistola fumante delle loro denunce.

Al Jazeera avviò un’indagine, scoprendo facilmente che l’immagine in questione si riferiva “semplicemente al portello di accesso a un serbatoio d’acqua che l’ospedale utilizza per riempire le piscine terapeutiche per gli amputati, irrigare i terreni e rappresenta una fonte d’acqua di riserva in caso di emergenza”.

L’accesso alla cisterna del Sheikh Hamad bin Khalifa Hospital

Ieri Mads Gilbert, un medico del Comitato norvegese per gli aiuti, che da 16 anni lavora all’ospedale al Shifa, ha lanciato un accorato appello, affermando che sa perfettamente che l’ospedale non ospita il quartier generale di Hamas.

E ha sfidato Netanyahu a mostrare le prove della presenza di tale cabina di regia, ricordando che Israele sa tutto di Gaza, dal momento che da anni ne monitora terra, aria e sottosuolo, anche dell’ospedale.

L’appello è ovviamente caduto nel vuoto. L’ospedale sarà evacuato, con le buone o le cattive (si spera che il dottore ne esca vivo, difficile che ciò avvenga per altri). E nel sottosuolo sarà sicuramente trovato il quartier generale in oggetto.

Filmati e immagini di tale base segreta faranno il giro del mondo, tanto nessuno andrà mai a verificare nel buio tunnel se quelle immagini siano vere o meno, anzi è probabile che qualche giornalista prescelto allo scopo s’inoltrerà nel sottosuolo per confermare il pieno successo dell’operazione.

Dopo tanto strazio e tanta propaganda, la leadership e l’esercito israeliano non potranno che trovare conferma alle loro denunce. L’eventuale assenza del quartier generale sarebbe uno smacco insostenibile.

 

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