30 Ottobre 2013

I droni e la dilatazione della guerra permanente

I droni e la dilatazione della guerra permanente
Tempo di lettura: 2 minuti

Barbara Spinelli, sulla Repubblica del 30 ottobre, si interroga sul Datagate. E spiega: «Il Datagate riguarda solo marginalmente i governanti origliati urbi et orbi. Militarmente è al servizio di un dispositivo d’aggressione, collaudato da Bush jr e dilatato da Obama. Lo scopo è ridurre a zero le guerre di terra — costose finanziariamente, invise in patria — e colpire da lontano, senza più sporcarsi le mani (i droni ai tempi di Bush erano 167, oggi 7000). L’offensiva dei droni (Pakistan, Yemen, Somalia, Libia, ecc) è senza epiloghi e volutamente “non fa più prigionieri”, sciogliendo nell’infamia la questione Guantanamo: i “combattenti illegali” sono liquidati nella notte e nella nebbia. Altro sostanziale vantaggio: la stampa non è mai presente.

Anche se non si chiamano più guerre (ma «operazioni d’emergenza esterna»), la dottrina è sempre quella di Bush jr: l’America è fortezza assediata, militarmente ed economicamente, che non si fida di nessuno e sospetta tutti — avversari reali e potenziali, amici fidati o competitori infidi. È stata denominata dottrina dell’Uno per cento, e fu il vicepresidente Dick Cheney a formularla per primo, nel 2006: “Se esiste un 1 per cento di possibilità che gli scienziati pakistani stiano assistendo Al Qaeda nello sviluppare un’atomica, dobbiamo trattare questa possibilità come una certezza, dal punto di vista della risposta. Qui non è in gioco la nostra analisi, ma la nostra risposta”.
Risultato: a dodici anni dall’11 settembre 2001, si affronta il mondo con la stessa ignoranza militante di ieri, lo stesso sprezzo d’ogni analisi. Solo la risposta conta: quale che sia, giusta o sbagliata, purché si presenti come certezza non confutabile. Purché confermi l’America come superpotenza che non conosce limiti, né autorità superiori o pari alla propria. Che declina magari finanziariamente, ma non politicamente e strategicamente».

Titolo dell’articolo: Gli spifferai magici e i cani di Kant.

 

Nota a margine. Se di sicuro interesse, l’articolo della Spinelli, nella sua analisi, sembra non distinguere tra neocon e nuovo corso obamiamo, il quale ha ereditato dottrina e uomini del passato, ma ha anche operato cambiamenti non secondari in corso d’opera. Si tratta di due anime Usa che vivono in una coabitazione forzata e in conflitto permanente effettivo. È una variabile che forse andrebbe posta per un’analisi più stringente di un fenomeno così complesso quale l’ipertrofismo Usa degli ultimi decenni, già in nuce nel 1990 allo scoppio della prima guerra irachena (in occasione della quale nacque la Cnn e venne coniata l’espressione “villaggio globale”, ma questa è un’altra storia, che andremo a raccontare prima o poi).

Mondo
22 Luglio 2024
Ucraina: il realismo di Haass