4 Dicembre 2020

Il Capo dell'Intelligence Usa chiama alle armi contro la Cina

Il Capo dell'Intelligence Usa chiama alle armi contro la Cina
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John Ratcliffe

La Cina “è la più grande minaccia che questo Paese ha dovuto affrontare dalla Seconda guerra mondiale… La sfida di questa generazione è l’intenzione della Cina di sostituire gli Stati Uniti come superpotenza mondiale”. Così il direttore delle Agenzie di intelligence Usa John Ratcliffe sul Wall Street Journal.

Fonte autorevole, Ratcliffe, che riecheggia tutto il nervosismo degli apparti Usa. E che, di fatto è una chiamata alle armi. Quel che sta dicendo il capo della Sicurezza Usa è che la Terra di Mezzo rappresenta un pericolo maggiore della stessa Unione Sovietica, antagonista storico degli Usa.

Il punto è che Mosca si limitava a esportare il comunismo, non ha mai rappresentato una sfida sul piano economico, da qui la scelta di Ratcliffe di usare il più autorevole media economico statunitense per lanciare l’allarme.

Non solo. L’Urss non è mai stata un rivale sul piano della tecnologia, come invece lo è la Cina, che proprio in questi giorni sta aspettando il ritorno dalla Luna della sua sonda inviata a riportare a terra campioni di roccia del satellite, missione nata da un interesse reale e, allo stesso tempo, propagandistico.

Di qui l’allarme di Ratcliffe, che sente tentennare il primato Usa nel mondo. Una nazione canaglia, dal momento che deve le sue capacità al furto di idee altrui: “la Cina – scrive – deruba le aziende statunitensi della loro proprietà intellettuale, ne replica la tecnologia e quindi sostituisce le aziende statunitensi nel mercato globale”.

L’IBM, i nazisti

Tesi che dimentica come lo sviluppo tecnologico Usa debba tutto alla Cina, dato che le Big Tech hanno guadagnato il ruolo di colossi globali grazie alla delocalizzazione in paese, che era ben lieto di fornire schiavi ai nuovi negrieri in cambio di una sbirciatina alla loro tecnologia, con le Big Tech, e altre, consezienti.

Ma, ovviamente, Ratcliffe si riferisce anche ad asserite operazioni di hackeraggio da parte dell’intelligence cinese, accusa reiterata allo stremo in questi anni dalla nazione che ospita la più sofisticata agenzia di intelligence del mondo, che vive di hacking quotidiani grazie anche alle porte girevoli tra la Cia, l’Nsa (e altre) e le Big Tech.

Ma al di là delle piccolezze, resta, appunto, l’allarme, che, di fatto, equipara la Cina alla Germania di Hitler (…questo il senso della rievocazione della Seconda guerra mondiale). Deriva usuale, quella di far coincidere i nemici degli Stati Uniti con il Führer e il suo nazismo: ne hanno fatto le spese Saddam, Gheddafi, Assad e via dicendo.

A Ratcliffe, e agli americani, non farebbe male ripassare un po’ di storia, come ad esempio quella dello sviluppo dell’IBM, la prima grande azienda tecnologica americana, la quale ebbe un ruolo non secondario nello sterminio degli ebrei. Sul punto questi potrebbe leggere un articolo ben documentato di un media conservatore come The Atlantic

Ma, al di là dei particolari, val la pena riferire come la chiamata alle armi di Ratcliffe abbia allarmato la Cina, che ha risposto per bocca della sua ambasciatrice a Washington, Hua Chunying, la quale ha respinto al mittente le accuse di hacking, crimini che riguarderebbero più gli Usa che Pechino.

Gli Usa: la nazione più bellicosa della Storia

Al di là delle piccolezze, più interessante il prosieguo, come da sintesi del Global Times. Secondo la Hua “gli Stati Uniti sono il paese più militante della terra: sono stati in guerra per tutti i 250 anni della loro storia, tranne 16, e solo tre dei quasi 200 stati membri delle Nazioni Unite non hanno subito guerre o interferenze da parte degli Stati Uniti. Anche i sondaggi che riguardano i loro alleati, come il Giappone e la Corea del Sud, hanno rilevato che più della metà degli intervistati considera gli Stati Uniti una minaccia per i loro paesi”. Al contrario, invece, “la Cina non ha mai iniziato una guerra o invaso i territori di altri paesi”.

Vera e constatabile nella storia l’ultima affermazione, ma la prima parte potrebbe apparire un’esagerazione (e di certo la guerra contro la Germania nazista fu giusta…).  In realtà, anche una fonte non certo anti-americana come l’ex presidente Usa Jimmy Carter ha detto una cosa simile, dichiarando che gli Stati Uniti sono “la nazione più bellicosa nella storia del mondo“.

Al di là del botta e risposta, l’allarme di Ratcliffe va preso sul serio: se Pechino è come la Germania nazista, va fermata a ogni costo, anche a costo di una guerra.

Il rischio è alto, dato che non esistono, a differenza dei tempi del confronto Usa-Urss, linee rosse insuperabili dai due Paesi tali da escludere incidenti a rischio escalation.

Pechino lo sa e per questo ha accelerato lo sviluppo militare, ponendosi come obiettivo avere un esercito equivalente a quello americano nel 2027.

Tale sviluppo, però, pone un’incognita. C’è la possibilità che qualcuno, sulla sponda opposta, veda quella scadenza come un punto di non ritorno. Dopo, vincere un’eventuale guerra sarebbe impossibile. Meglio farla prima… Follia, certo, ma come denotano le dichiarazioni di Ratcliffe, tale follia ha attecchito nelle più alte sfere di Washington.

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