13 Aprile 2015

Il generale Gomart: nessuna invasione russa in Ucraina

Il generale Gomart: nessuna invasione russa in Ucraina
Tempo di lettura: 2 minuti

Il generale francese Christophe Gomart, a capo della Direction du Renseignement Militaire (servizi segreti militari), alla camera bassa del Parlamento francese ha affermato: «Il vero problema all’interno della Nato è che l’intelligence Usa è predominante […] La Nato ha infatti annunciato falsamente che i russi avrebbero invaso l’Ucraina, mentre, secondo le informazioni del Drm [servizi segreti francesi] non vi era alcuna evidenza a sostegno di questa ipotesi».

 

E sulla questione ucraina il Generale non ha usato mezzi termini: «Dalle nostre osservazioni era chiaro che i russi non avevano mai dispiegato alcun comando o logistica – compresi ad esempio ospedali da campo -, come nessun battaglione di movimento, tali da poter prendere in considerazione un inizio di invasione militare. La realtà dei fatti ha dimostrato che avevamo ragione. Se poi dei soldati russi sono stati effettivamente visti al di là del confine ucraino è stato più che altro uno stratagemma per far pressione sul presidente ucraino Poroshenko che un tentativo di invasione». La notizia è stata data dal Giornale.it il 12 aprile e, passata sotto silenzio dai media mainstream, inizia a circolare con certa insistenza sul web.

 

Nota a margine. Chi ha reso queste dichiarazioni è uno dei capi dell’intelligence francese, che ha fonti dirette e affidabili. E che ha parlato non nel chiuso di un colloquio privato, ma in una alta sede istituzionale. Restano le tante perplessità su un conflitto dove la propaganda ha avuto, e ha, un ruolo tanto importante. A futura memoria, anche perché questa crisi è lungi dall’essere conclusa.

Il fatto che un generale francese abbia preso le distanze dagli Usa su un tema così importante segnala che anche il fronte occidentale è meno compatto di quanto sembri e che non tutti sono allineati al forcing anti-Putin imposto all’amministrazione Usa dai neocon.

Mondo
22 Luglio 2024
Ucraina: il realismo di Haass