24 Settembre 2015

Il New York Times e l'accordo sulla Siria

Il New York Times e l'accordo sulla Siria
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«Il maggiore ostacolo [a un accordo Usa-Russia contro l’Isis ndr.]) è stata l’insistenza di Putin sulla permanenza al potere di Assad. Ma la Russia in passato ha concordato sulla necessità di una transizione in Siria, e il compromesso sembra ovvio. Il segretario di Stato John Kerry, parlando a Londra venerdì, ha detto che l’America cercherà un “terreno comune” sulla Siria, che può voler dire mantenere Assad al potere durante una transizione. I russi dovrebbero accettare che Assad se ne vada entro un certo lasso di tempo, ad esempio sei mesi. L’obiettivo è un governo di transizione che includa elementi del regime di Assad e dell’opposizione. L’Iran dovrebbe essere parte di qualsiasi accordo». Così si conclude l’editoriale del New York Times del 21 settembre.

 

Nota a margine. Abbiamo riportato la conclusione dell’editoriale del NYT non tanto perché ne condividiamo l’analisi sulle cause della durata della guerra, ché anzi sul nostro sito abbiamo più volte segnalato come Assad, nonostante i suoi limiti, sia stato un argine al terrorismo di stampo salafita e quindi al dilagare del caos. E però l’articolo evidenzia come negli Stati Uniti si stia facendo largo l’idea della necessità di un accordo con la Russia per porre fine alla macelleria siriana e stia cadendo la pregiudiziale posta finora riguardo ad Assad, la cui permanenza al potere, anche in via transitoria, era considerata un ostacolo insormontabile per avviare qualsiasi trattativa di pace.

 

Certo, resta discutibile stabilire limiti temporali riguardo un’eventuale uscita di scena del presidente siriano, che invece andrebbe trattata in base ai passi di una eventuale transizione e ai desiderata del popolo siriano (è il fondamento della democrazia… in fondo tante guerre portate in Medio Oriente dagli Stati Uniti d’America non erano state giustificate come necessarie per portare la democrazia in quei Paesi?).

Né convince il passaggio sull'”opposizione” da includere nel nuovo governo, dove non si specifica quale sia tale opposizione, stante che ad oggi essa si compone di alcune decine di persone all’estero, senza alcun seguito in patria, e dei tanti tagliagole che hanno seminato morte e terrore in Siria.

Nonostante tutto resta da registrare un’apertura che apre una nuova fase, dalla quale può nascere una trattativa vera e propria.

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