26 Marzo 2024

Il voto all'Onu e il crollo del ponte di Baltimora

Il voto sul cessate il fuoco immediato all'Onu ha portato al parossismo la dialettica tra Netanyahu e gli Usa. Ma oggi gli States sono distratti a causa dell'incidente di Baltimora
Il voto all'Onu e il crollo del ponte di Baltimora
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Piccolo giallo nel voto dell’Onu che ha approvato una risoluzione che chiede un cessate il fuoco immediato a Gaza. Prima della votazione, infatti, l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia, ha fatto notare che il testo concordato in precedenza, al quale avevano aderito tutti, chiedeva un cessate il fuoco “permanente”, mutato in “durevole”.

Il voto all’Onu e la macchina del veleno di Netanyahu

Osservazione alla quale ha fatto seguito la richiesta dell’ambasciatore di reinserire la specifica, che però è stata respinta. “Quelli che danno copertura a Israele vogliono ancora dargli mano libera”, ha dichiarato, esprimendo però la speranza che la formulazione contenuta nella risoluzione “sia utilizzata nell’interesse della pace piuttosto che per portare avanti la disumana operazione israeliana contro i palestinesi”.

Sulla criticità, dunque, ha vinto la speranza, così che la Russia ha egualmente votato il testo, nella prospettiva che la tregua, sempre se attuata, possa servire a porre le basi per una cessazione delle ostilità a lungo termine, posizione espressa anche dai Paesi arabi.

Detto questo, Israele non sembra aver alcuna intenzione di aderire alla richiesta delle Nazioni Unite. Un furibondo Netanyahu ha annullato il viaggio negli States di una delegazione israeliana di alto profilo che avrebbe dovuto concordare con l’alleato l’operazione di Rafah (ma il ministro della Difesa Yoav Gallant si trova negli Usa, come rileva Axios).

Netanyahu aggravates rift with pro-Israel Democrats

Non solo, come annota l’editoriale di Haaretz, Bibi “ha accusato Washington di abbandonare ‘la coerente posizione americana’ e di ‘danneggiare lo sforzo bellico’ [israeliano]. Senza un briciolo di umiltà, il suo ufficio ha addirittura accusato l’America di indebolire gli sforzi per liberare gli ostaggi e di avvantaggiare Hamas. Era solo a un passo dall’accusare gli americani di sostenere il terrorismo, come prevede la risposta automatica della macchina del veleno di Netanyahu”.

 Netanyahu Has Become Israel's Agent of Destruction

Netanyahu, il leader indispensabile

Non è la prima volta che Netanyahu sfida Washington, anzi ha spesso usato la discordia con l’alleato e l’isolamento internazionale per far leva sulla sindrome da accerchiamento e della nazione vittima dell’odio generalizzato per rafforzare la sua posizione interna, presentandosi come indispensabile, l’unico leader in grado di difendere Israele contro tutto e tutti.

Ma stavolta il gioco è ad altissimo rischio per Tel Aviv, dal momento per la prima volta sta ponendo rischi esistenziali all’alleato, perché sta incenerendo la sua immagine e la sua credibilità internazionale, insieme alla sua speranza di rivitalizzare i rapporti più che logorati con i Paesi arabi, sempre più irritati con Washington per il suo supporto alla guerra di Gaza.

Non è solo l’amministrazione Biden ad aver preso le distanze da Tel Aviv, anche Trump ieri ha ribadito che è giunto il momento per Israele di “porre fine” alla guerra e anche lui ha ricordato all’alleato che sta rischiando l’isolamento internazionale.

Donald Trump says time for Israel to ‘finish up’ Gaza war

La critica può apparire bizzarra a quanti, dando credito alla narrativa mainstream, ritengono che Trump-Netanyahu sia un binomio indissolubile, laddove anche Yossi Melman, in un recente articolo di Haaretz, ha ricordato il “disprezzo” dell’ex presidente Usa per il premier israeliano, “espresso pubblicamente in diverse occasioni”.

Non che Netanyahu non abbia ancora carte da giocare, ma va segnalato che lo stesso giorno del voto Onu, Gideon Sa’ar, leader del partito Nuova speranza, che dall’opposizione aveva appoggiato il governo, lo ha nuovamente abbandonato. Un segnale che Haaretz reputa importante per la tenuta del governo.

L’America distratta dall’incidente di Baltimora

Per parte sua, l’America sembra intenzionata a tener duro, con la vicepresidente Harris che, parlando a nome dell’amministrazione Biden, ha avvertito che se Israele attaccherà Rafah andrà incontro a conseguenze.

Ma questo in futuro, ché oggi l’America è distratta dal tragico crollo del ponte di Baltimora avvenuto stanotte, causato da un incidente che ha visto un mercantile colpire e affondare uno dei suoi piloni portanti.

Il video che immortala la scena, che sembra ripresa da un “film di azione”, come ha detto il sindaco della città, vede la nave cadere preda di due blackout poco prima dell’incidente, seguiti da un denso sbuffo di fumo. A seguire la nave vira bruscamente per indirizzarsi decisa verso il pilone.

6 People Are Missing After Baltimore Bridge Collapse

Ancora incerto il numero delle vittime, ma la tragedia è grande anche per la sua portata spettacolare, come accadde per quella, di tutt’altro profilo (essendo un attentato), delle Torri gemelle. A dare un significato ancor più simbolico all’incidente, il fatto che il ponte porti il nome di Francis Scott Key, il creatore dell’inno nazionale degli States, “The Star-Spangled Banner”.

I resti del Francis Scott Key Bridge

I resti del Francis Scott Key Bridge

 

In apertura 4 fotogrammi del video che riprende la collisione della nave porta container con il Francis Scott Key Bridge. Le scritte evidenziano i due black out consecutivi che precedono la collisione con il ponte.

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