4 Dicembre 2014

Israele e l'incendio della scuola simbolo di convivenza

Israele e l'incendio della scuola simbolo di convivenza
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Il 29 novembre scorso alcuni fanatici hanno incendiato la scuola arabo-ebraica Mano nella Mano a Gerusalemme, simbolo della convivenza delle due anime israeliane.

Saayed Kashua, scrittore arabo e cittadino israeliano, sul Corriere della Sera del 3 dicembre, ha commentato quel rogo e, insieme, il disegno di legge proposto dalla destra israeliana che stabilisce Israele come Stato della nazione ebraica. Questo disegno di legge, ha scritto, «è diretto a garantire che, in caso di conflitto tra il carattere ebraico dello Stato e il principio di uguaglianza, il primo avrà la meglio sul secondo. Dio non voglia che la democrazia garantisca una qualche parità fra ebrei e non ebrei. “Ancorare per legge” è l’espressione usata dal governo israeliano in riferimento al decreto legge e sta a significare quanto segue: se le cose stanno in ogni caso così, perché non sancirle a livello giuridico? La discriminazione fra arabi ed ebrei in tutti i settori esiste comunque, tanto vale renderla legale».

 

E ha concluso: «Avrei voluto moltissimo essere all’ingresso della scuola bilingue di Gerusalemme questa settimana, accanto ad altri genitori genitori arabi ed ebrei che credono nell’uguaglianza [anche suo figlio frequentava quella scuola ndr.]. Avrei voluto moltissimo dire ai miei figli che gli autori di questo gesto sono un piccolo gruppo di stupidi criminali e che, un giorno, vedrete, saremo un popolo libero e voi potrete vivere e studiare dove vorrete. Ma non posso farlo. Il primo ministro e le sue leggi razziali mi negano la capacità di sognare un futuro migliore».

(Titolo dell’articolo del CorriereLa scuola simbolo bruciata dai fanatici contro la pace. Traduzione Alessandra Shmroni).

 

Nota a margine. La nota pubblicata segnala l’accesa controversia che sta suscitando in Israele il disegno di legge fortemente voluto dai partiti di ultradestra e dal premier, criticato pubblicamente, tra l’altro, da diversi e autorevoli ambiti ebraici, sia politici che culturali (su Piccolenote abbiamo pubblicato un intervento in proposito del Presidente della Repubblica Reuven Rivlin).

 

La prova di forza di Benjamin Netanyahu ha messo in crisi il suo governo per la contrarietà a questa legge dei partiti moderati che ne fanno parte. Secondo molti commentatori politici lo scopo del premier è quello di rinsaldare sotto la sua guida la destra israeliana e impedire agli esponenti politici dell’ultradestra, promotori dell’iniziativa legislativa, di scavalcarlo rendendosi autonomi (resta da vedere se Bibi  riuscirà nell’intento).

 

Netanyahu spera di vincere le elezioni anticipate, annunciate per il 17 marzo prossimo, e di riuscire a porsi alla guida di un governo formato esclusivamente da partiti di destra, immaginando che la tornata elettorale sarà sfavorevole ai partiti più moderati come Kadima, di Tzipi Livni, e il partito centrista di “Tommy” Lapid, suoi ormai ex alleati.

Resta inteso che, se pure le elezioni non andassero come spera, Netanyahu potrebbe riuscire a ricucire con i moderati presentandosi come il più moderato della destra israeliana.

 

 

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