13 Dicembre 2012

Kissinger, l'Iraq e la lacerazione dell'equilibrio del mondo

Kissinger, l'Iraq e la lacerazione dell'equilibrio del mondo
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Sulla Stampa del 13 dicembre, Gianni Riotta ripercorre le idee elaborate in sede di tesi di dottorato dal giovane Henry Kissinger dal titolo The meaning of History: Reflections on Spengler, Toymbee ad Kant. Nello scritto, scrive Riotta, Kissinger «esamina il più cupo Spengler e il più “politico” Toymbee, che prova già a immaginare la coesistenza di una multipolarità di imperi, dopo che l’egemonia britannica seguita alla sconfitta di Napoleone lascia campo a una, più effimera, Pax Americana (…). Quando i giovani filosofi neo-conservatori della scuola di Leo Strauss – accorsi intorno alla Casa Bianca, prima con il vicepresidente di Bush padre, Dan Quayle, poi con il presidente Bush figlio  – proclameranno la libertà “come mezzo” di governo del mondo, il realista Kissinger li avverserà dall’Aventino. Non si interrompe mai la “stabilità” in un’avventura come l’invasione dell’Iraq, se non si ha la “forza imperiale” di riempire il vuoto provocato. E nel XXI secolo, come il giovane Kissinger prevedeva e il vecchio Kissinger confermava amaro, quella forza l’aquila americana più non ha, né avrà».

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