12 Luglio 2023

La solitudine dell'Ucraina

Il presidente dell'Ucraina Zelensky a Vilnius in solitudine durante la consueta foto di gruppo. La solitudine di Zelensky
Tempo di lettura: 3 minuti

L’Ucraina non entra nella NATO ed entrerà, eventualmente, a guerra finita. Questo il risultato più importante del vertice di Vilnius, al di là delle dichiarazioni enfatiche del caso e dell’entusiasmo smodato per l’adesione della Svezia, peraltro scontata, che nulla cambierà negli equilibri globali (vedi Piccolenote).

il destino dell’Ucraina tra Biden e re Carlo

Il niet è stato ammorbidito da dichiarazioni di circostanza, come quella di un’adesione senza preliminari al momento opportuno e quella relativa alle garanzie di sicurezza extra-NATO che arriveranno anch’esse a tempo debito. Nella sostanza, Kiev è fuori.

Non poteva che essere così, l’adesione sarebbe stata de facto una dichiarazione di guerra alla Russia. Né la NATO poteva dare tempistiche certe, come da richiesta subordinata di Kiev, ché di certezze, con la guerra in corso, non ce ne sono.

Interessante, sul punto, l’articolo di M. K. Bhadrakumar su Indianpunchline, che spiega perché è importante che Biden si sia recato in Gran Bretagna prima di arrivare a Vilnius. La tappa serviva al presidente USA ad ammorbidire le velleità britanniche sul tema.

Come per l’invasione irachena, infatti, Londra sta spingendo al massimo per alimentare la guerra ucraina, da cui le pressioni per portare subito Kiev nella NATO. Secondo Bhadrakumar, Biden, nel suo tentativo di ammorbidire la furia albionica ha trovato un prezioso alleato nel re britannico, figura scialba ma alquanto pragmatica, che ha usato il suo potere di moral suasion per convincere i politici britannici a mollare la presa.

Una volta messa la museruola al pittbull inglese, il resto è risultato facile. E a Vilnius Zelensky si è trovato solo.

L’improvvido tweet di Zelensky

Purtroppo, il burattino, che in questo anno e mezzo si è mosso come fosse il padrone del mondo, ha pensato davvero di essere senza fili. E ha tuonato contro la decisione in un tweet di fuoco.

Il tweet, scrive il Washington Post, “ha sorpreso i politici presenti al vertice, dove Biden aveva sperato di condurre uno spettacolo di unità contro la Russia mettendo in evidenza la sua capacità di unire i partner globali, una componente chiave del suo programma in vista della rielezione”.

Con la sua intemerata, il presidente ucraino ha rovinato lo spettacolo. Tanto che i “componenti della delegazione degli Stati Uniti erano furiosi” per l’improvvida svelenata, come ha confidato al WP una fonte anonima.

Certo, la rottura sarà ricucita in un faccia a faccia tra i due presidenti perché lo show deve continuare, ma il fatto che più di una volta il burattino abbia fatto infuriare la Casa Bianca (NBC) ne rende alquanto precario il futuro.

Quanto avvenuto fa intravedere anche quanto sia aleatorio lo slogan “niente sull’Ucraina senza l’Ucraina” abusato in questo anno e mezzo e più volte ripetuto dallo stesso Biden. Se e quando l’America deciderà di chiudere la guerra, a Zelensky si chiederà semplicemente di essere conseguente. Altrimenti i fili del burattino verranno tagliati.

La telefonata Burns – Naryshkin

Ma il tristo destino di Zelensky corre in parallelo con l’altrettanto tristo destino della NATO, che a Vilnius ha dato un’ulteriore prova della sua vacuità. I leader ivi convenuti hanno prodotto l’usuale spettacolo di scarsa lucidità nell’affrontare il presente e sulle prospettive future, non avendo prodotto alcuna ipotesi realistica per porre fine alla guerra.

Si prosegue a fari spenti, in attesa che qualcuno tolga loro le castagne dal fuoco. Di interesse, a tale proposito, le dichiarazioni rilanciate alcune ore fa dalla Reuters del capo dell’intelligence straniera russa, Sergei Naryshkin, che ha rivelato un retroscena della conversazione telefonica con il capo della CIA William Burns.

Quest’ultimo aveva raccontato di aver contattato il suo omologo russo in occasione del pronunciamento del capo della Wagner Prigozhin di fine giugno per assicurare che gli Stati Uniti non avevano nulla a che fare con quanto stava accadendo.

Naryshkin ha spiegato che quello era un “pretesto”, aggiungendo che col capo della CIA “abbiamo pensato, ragionato su cosa fare con l’Ucraina” e non ha escluso un incontro de visu col collega americano (peraltro già avvenuto in precedenza, a conflitto aperto).

Dichiarazione inusuale per la Russia e per la sua intelligence, che predilige la riservatezza. Evidentemente era un segnale per dire al mondo che qualcosa di serio si sta muovendo. Speriamo.

 

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