26 Aprile 2024

L'altro 25 aprile

1945, l'incontro tra soldati di Usa e Urss sul fiume Elba. 404 a.c., la fine della guerra tra Sparta e Atene.
Usa e Urss si incontrano sul fiume Elba il 25 aprile 1945
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Simpatica la pagina dell’Associated Press dedicata al 25 aprile. Nulla importando la liberazione dell’Italia, colonia il cui destino non interessa affatto all’Impero, viene ricordato, però, lo storico incontro tra le truppe americane e sovietiche sul fiume Elba del ’45, che suggellò la sconfitta del nazifascismo.

Simbolico incontro quello di Torgau, che vide stringersi le mani di soldati di Paesi tanto diversi, uniti contro il nemico comune. Immagine che appartiene a un passato che sembra ormai sepolto, forse per i decenni a venire, almeno questo è ciò che sperano quanti da tempo lavorano incessantemente per far collassare i rapporti tra Mosca e l’Occidente.

La trappola di Tucidide

Di interesse notare che, nella stessa data, sempre a stare all’Associated Press (la datazione è invero dubbia, ma tant’è), si colloca la fine della guerra del Peloponneso. Atene ne uscì devastata, non si riprese mai più. Una guerra molto studiata dagli ambiti della politica estera americana.

Today in History: April 25, Athens surrenders to Sparta, Peloponnesian War ends

In un articolo del Financial Times del 2012 Graham Allison, usando della storiografia di Tucidide, teorizzò da questa la cosiddetta trappola di Tucidide, cioè che quando una potenza in ascesa insidia una potenza consolidata la guerra è assicurata. Idea che è stata usata e abusata per individuare il conflitto prossimo venturo tra Cina e Stati Uniti.

Discussing the Thucydides Trap

Xi Jinpig invitò Allison in Cina perché si dialogasse sul tema, partecipando in prima persona al dibattito ed esprimendo la speranza che quel destino fosse evitato, cosa sulla quale il professore americano si disse possibilista, non essendo egli un fatalista (Xi ha poi studiato intensamente il tema, nella speranza di evitare quel destino manifesto).

Ma la guerra del Peloponneso potrebbe essere benissimo una metafora del conflitto tra potenze più attuale, con la Russia nella parte di Sparta, l’impero militarista, e gli Stati Uniti in quella di Atene, la potenza navale che basa il suo potere sul commercio e l’economia e si presenta come un farò di democrazia e libertà in opposizione al rivale.

Immedesimazione che gli ultimi anni hanno complicato alquanto, con l’America che dal tempo di George W. Bush ha indossato i panni di Sparta, puntando decisamente sul potere militare per conservare la propria egemonia globale.

25 aprile 404 a.c., finisce (forse) la guerra del Peloponneso

Ma se restiamo al dualismo semplicistico succitato Sparta-Russia e Usa- Atene, appare di grande interesse un articolo di Michele Zabatta su Renovatio Imperii, che annota il parallelismo tra la guerra del Peloponneso e l’attuale conflitto per procura in Ucraina (articolo nel quale si annota in maniera intelligente che il concetto di Russia come nazione e potenza orientale è discutibile, discendendo questa, e soprattutto identificandosi, come parte dall’impero romano… un impero d’Occidente orientale, si potrebbe sintetizzare).

Riguardo ai parallelismi tra la guerra del Peloponneso e il conflitto ucraino, scrive Zabatta, sia Sparta che la Russia si sono sentite “aggredite dall’eccessivo espansionismo dei propri nemici, accusati di aver iniziato ad inglobare sempre più partner nella propria sfera di influenza”. Da cui la guerra.

Infatti, prima che il conflitto scoppiasse in tutta la sua virulenza, Sparta ebbe a  protestare vibratamente contro l’appoggio militare ateniese a Corcira, l’odierna Corfù, contro Corinto, che aderiva alla Lega Peloponnesiaca guidata dagli spartani. E si sentì minacciata dalle sanzioni che Atene impose a Megara per “ragioni pretestuose”, città alleata di Sparta e di importanza strategica per essa.

Secondo l’autore, Sparta percepì che il fine di Atene era accerchiarla, “togliendole silenziosamente terreno da sotto i piedi per poi, in un futuro prossimo, colpirla direttamente”. Un po’ come adesso la Russia ha percepito l’allargamento a Est della Nato come una minaccia esistenziale.

L’autore rileva che tanto Atene quanto gli Stati Uniti erano consapevoli della potenza di fuoco del nemico, così da decidersi a “scommettere ambedue sia sulla superiorità economica” – con Atene che tentò con la sua flotta di tagliare i rifornimenti a Sparta, come ora la Nato ha tentato di far collassare Mosca con le sanzioni –  “e sul posizionamento strategico (la Lega Delo-Attica aveva attanagliato il Peloponneso così come la NATO la Russia) più che sul confronto diretto militare”.

Si spera di non arrivare mai a un conflitto totale Usa – Russia, si augura lo scrivente, augurio al quale ci associamo.