18 Aprile 2016

L'Arabia Saudita e i segreti dell'11 settembre

L'Arabia Saudita e i segreti dell'11 settembre
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«Riad gioca pesante. La petro-monarchia è pronta a disinvestire oltre 700 miliardi di dollari negli Stati Uniti se il Congresso approverà legge che autorizza a portare in tribunale cittadini sauditi nelle cause legate all’11 settembre. È un ricatto e una rappresaglia in risposta a quanti in America – e non solo – ritengono che esponenti del regno abbiano avuto un ruolo nell’assalto all’America nel 2001». Così Guido Olimpio sul Corriere della Sera del 17 aprile.

 

«La storia, rivelata dal New York Times, emerge in un momento chiave. I rapporti tra Washington e l’alleato sono pessimi […] Poi ci sono le continue pressioni di ambienti politici americani per far luce sul possibile coinvolgimento saudita nell’operazione ideata da Osama. Dettagli decisivi sarebbero contenuti in 28 pagine (mai rivelate) del rapporto della Commissione congressuale».

 

Nota a margine. Controversia interessante, anche se ovviamente quelle 28 pagine non esauriscono tutte le domande sull’11 settembre, che di domande ne suscita tante. Quante altre pagine segrete ci sono ancora? Perché queste pagine sono diventate oggetto di dibattito pubblico solo a distanza di anni dalla fine dell’inchiesta ufficiale? Altri e più interessanti interrogativi li lasciamo ai lettori.

 

Anche Donald Trump ha detto di voler divulgare i segreti dell’attentato (Hillary Clinton ha dichiarato invece che rivelerà i segreti sugli Ufo… bontà sua). La controversia sulle pagine secretate e le dichiarazioni di Trump lasciano intendere che c’è ancora tanto da sapere, nonostante gli esiti dell’inchiesta Usa.

 

Le vittime di quell’attentato e il mondo avrebbero il diritto di essere messi a conoscenza di quanto veramente accaduto. Ma ovviamente siamo nel campo dell’irrealizzabile. Troppi interessi in gioco. Molto più ingenti dei 700 miliardi di dollari investiti negli Usa dai sauditi, che al confronto sono briciole. O polvere, come ebbe a dire Vladimir Putin dopo l’attentato.

 

Così su una breve di 30giorni: «“Il presidente Bush parla di Osama Bin Laden come del diavolo. Usa il termine il ‘maligno’. Pensa che sia così?”. “Penso che, in realtà, il presidente Bush sia molto moderato nella sua scelta dei termini. Avrei altre definizioni e epiteti da proporre, ma naturalmente mi trattengo, perché sto parlando di fronte ai media e non sarebbe la cosa più appropriata. […] Questi terroristi non trattano il resto dell’umanità come esseri umani. Per quanto li riguarda, noi non siamo nemmeno nemici. Siamo semplicemente polvere”». Botta e risposta tra un giornalista e il presidente russo Vladimir Putin in una intervista al Federal News Service pubblicata dal Corriere della Sera del 17 novembre 2001.
E Putin governava, e governa, la seconda potenza militare del pianeta…

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