5 Giugno 2013

Le proteste in Tuchia complicano il cammino del Paese verso la Ue

Le proteste in Tuchia complicano il cammino del Paese verso la Ue
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Van Rumpy ed Erdogan

«Due settimane fa, al ritorno da una missione lampo a Ankara, Herman Van Rompuy non ha avuto esitazioni nel rivelare un certo ottimismo sulla possibilità di rilanciare il dialogo coi turchi per una (pur sempre lontana) adesione all’Unione europea. C’erano spazi per ripartire, constatava il presidente del Consiglio Ue. Immaginava si potesse porre fine allo stallo negoziale» che dura da tempo. «La prospettiva annunciata d’una visita del premier Erdogan “entro l’estate” a Bruxelles corroborava le migliori speranze. Ora tutto s’è fermato». Così Marco Zatterin sulla Stampa del 4 giugno (titolo dell’articolo: La Ue spiazzata mentre stava aprendo la porta). Secondo l’opinione dei portavoce della Commissione, riportata da Zatterin, è «presto per valutare gli effetti politici degli scontri», ma certo le cose si complicano. «Adesso – prosegue il giornalista – nessuno può dire se Erdogan verrà a Bruxelles» e se i negoziati aperti «verranno chiusi». Conclude Zatterin: «Osservatori equilibrati immaginano che l’Ue potrebbe – a differenza di quanto avvenuto nella primavera araba – “fargli comunque da sponda”. Van Rompuy, ad Ankara, disse di sperare di “porre le basi per costruire un ponte fra Europa e Turchia”. Nella confusione generale il taglio del nastro è perlomeno rimandato».

 

Nota a margine. Quanto riportato ha un’influenza notevole sul braccio di ferro che si svolge nel Paese della Mezzaluna: Erdogan è costretto a un approccio moderato nei confronti della piazza, altrimenti la prospettiva di un ingresso in  Europa, obiettivo che il premier turco valuta di primaria importanza, potrebbe risultare compromesso.

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