31 Ottobre 2013

L'Europa (tedesca): senza una maggiore integrazione si va verso la dissoluzione

L'Europa (tedesca): senza una maggiore integrazione si va verso la dissoluzione
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Con la recente affermazione elettorale nel proprio Paese, di fatto Angela Merkel è la nuova presidente dell’Unione europea e dalle sue prossime mosse dipenderà il futuro del Vecchio Continente. Così Anthony Giddens sulla Repubblica del 31 ottobre, che si augura per la Ue una maggiore «coesione economica e politica necessari ai fini della stabilità». E scrive: «Ecco alcune considerazioni su cui la signora Merkel dovrebbe riflettere. La posizione economica della Germania, apparentemente solida, è in realtà fragile e contingente. Il suo attuale successo può essere ascritto solo in parte alla disciplina e al rigore. Senza la sua appartenenza all’Eurozona, ampi settori dell’industria tedesca cesserebbero di essere competitivi da un giorno all’altro. A fronte dei drammatici mutamenti economici e tecnologici, l’esigenza di riforme e ristrutturazioni riguarda l’intera Europa, e non solo i Paesi del Sud. Ancora pochi anni fa la Germania era il malato d’Europa, e potrebbe tornare ad esserlo. Il successo futuro dell’Unione europea è legato all’impegno collettivo per una maggiore solidarietà: non solo per superare i difetti strutturali dell’euro, ma per creare ammortizzatori in vista degli scossoni che potrebbe riservarci il futuro. Un miglior coordinamento, sia esso limitato a un gruppo ristretto di Stati o esteso all’Unione nel suo complesso, non può essere il surrogato di una maggiore integrazione».

E conclude: «L’integrazione politica non è realizzabile senza l’accettazione  –  in primis da parte della Germania  –  di una qualche forma di mutualità  –  o in altri termini, di condivisione del debito nell’ambito dell’Eurozona. Alla prova dei fatti, la signora Merkel si è personalmente schierata contro quest’eventualità; la Germania potrebbe dunque continuare ad imporre politiche di austerità agli Stati in condizioni difficili. Qualora Angela Merkel si arroccasse su questa posizione, le sorti dell’Europa, e in definitiva quelle della stessa Germania, rischierebbero di volgere al peggio».