La nomina di O'Brien, l'America First e l'Unica potenza globale
Tempo di lettura: 3 minutiLa scelta di Robert O’Brien come nuovo Consigliere per la Sicurezza nazionale da parte di Trump è importante, perché indica, o almeno dovrebbe farlo, un orientamento dell’amministrazione americana.
Trump, dopo aver licenziato John Bolton, ha scelto un ignoto avvocato entrato nella pubblica amministrazione, ma rimasto ai margini della politica, avendo ricoperto ruoli nelle negoziazioni per il rilascio di prigionieri americani in Paesi stranieri e un incarico in Afghanistan.
Da qui le critiche su alcuni giornali Usa, che lo ritengono inadatto, ma anche alcuni apprezzamenti. Per altri, invece, la sua scarsa levatura darà a Mike Pompeo le chiavi della politica estera Usa.
In realtà Trump è un decisionista che vuole ascoltare più voci prima di deliberare. E spesso usa di voci deboli per uscire dalle ristrettezze, come è avvenuto quando si trattava di dare una risposta all’abbattimento di un drone Usa da parte degli iraniani, quando ha evitato il blitz usando del parere di un consulente ignoto a tutti.
Russia Today su O’Brien
Di interesse due articoli apparsi su media degli antagonisti globali degli Stati Uniti. Russia Today ha riportato il contenuto del libro di O’Brien del 2016, While America Slept: Restoring American Leadership to a World in crisis (Mentre l’America dormiva: ripristinare la leadership americana in un mondo in crisi).
Contenuti alquanto stucchevoli, quelli del volume, dedicato a rifondare la supremazia globale degli Usa nel mondo facendo fronte all’asserita minaccia cinese, alla Russia e al nemico iraniano.
Su quest’ultimo punto accenna anche all’accordo sul nucleare di Obama, paragonato a un cedimento al nazismo.
Considerazioni senza le quali non si fa carriera nell’amministrazione Usa e che ben si adattano all’America First di Trump. Né si poteva sperare che una nazione drogata di “eccezionalismo” potesse darsi una colomba come Consigliere per la Sicurezza nazionale.
Resta però che Trump doveva decidere tra cinque candidati, tra cui alcuni falchi dichiarati, e ha scelto un falchetto. E soprattutto un uomo che ha dimostrato di saper negoziare con i nemici, esercizio necessario per liberare prigionieri da Paesi avversi.
Xinhua su O’Brien
Di interesse il parere di Wayne White, ex vicedirettore dell’Ufficio di intelligence del Medio Oriente del Dipartimento di Stato, interpellato dall’Agenzia cinese Xinhua.
Secondo White, O’Brien sembra essere “l’opposto di Bolton […] Il suo impatto sulla politica estera degli Stati Uniti dovrebbe essere stabilizzante rispetto al preoccupante e rigido John Bolton”.
Parere simile, sempre riportato da Xinhua, quello di Brett McGurk, che ha lavorato nello staff di Bolton, del quale ha ricordato le discrasie col presidente. “Con Robert – ha detto NCGurk, [il Consigliere per la sicurezza nazionale] tornerà al ruolo più tradizionale di coordinatore e facilitatore”.
Emerge dunque una figura che potrebbe aiutare Trump a sviluppare la sua America First, tentativo di rilanciare nel mondo il primato americano messo in crisi dall’emergere di nuove potenze regionali e globali.
Prima o Unica
Ma sembra eliminata dalla stanza dei bottoni la variabile esoterica propria di Bolton (e dei neocon), che ha fatto propria l’agenda dell’America First sovrapponendovi la propria – che in parte sembra coincidere – imperniata sull’idea dell’America come “unica potenza globale”.
Ma tra “Unica” e “Prima” c’è un abisso, non solo semantico. “Prima” presuppone che vi siano altre potenze concorrenti, da contrastare perché non prevalgano, ma di cui pure si riconosce il diritto all’esistenza, seppur in limiti.
“Unica” indica che non ve ne siano altre, da cui una lotta esistenziale per la loro eliminazione. Una lotta che dunque non conosce tregua o limiti e che produce una destabilizzazione permanente.
Differenza sostanziale. Detto questo, la cacciata di Bolton e la nomina di O’Brien non rappresenta una svolta irreversibile, quanto l’inizio di un processo, che sarà contrastato e a rischio.
O’Brien e la Corea del Nord
Va infine rilevato che il più grande successo di O’Brien è stata la liberazione di prigionieri americani detenuti in Corea del Nord. Una vicenda che certo Trump ha guardato con interesse, dato che aveva implicazioni con il processo di pace avviato con Pyongyang, che egli ritiene decisivo.
Probabile che a O’Brien sia così assegnato il compito di riavviare tale processo, che Pyongyang vuole rilanciare, tanto che ha invitato Trump in Corea del Nord.
Una distensione alla quale è interessata anche la Cina, e che forse spiega in parte la nota elogiativa tributata da Xinhua a O’Biren. Una distensione che è legata anche a una tregua nella guerra commerciale Usa-Cina, della quale si vede qualche segnale.
In questi giorni sia la Cina sia gli Usa hanno esonerato dai dazi alcuni prodotti prima sanzionati (vedi Xinhua e Cnbc).
E di ieri, un lungo articolo di Xinhua ripercorreva le tappe della “diplomazia del ping-pong” che portò il disgelo sull’asse Pechino-Washington. Una nota non casuale.