14 Gennaio 2014

Repubblica democratica del Congo: in morte di un eroe ignoto

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il colonnello Mamadou Ndala

Il 2 gennaio è stato ucciso il colonnello Mamadou Ndala, comandante della Brigata URR (Unità di reazione rapida) dell’esercito della Repubblica democratica del Congo. Un colpo di obice avrebbe centrato il veicolo sul quale viaggiava, uccidendolo. Persona sconosciuta ai più, era invece l’eroe dello Stato centroafricano, dal momento che era stato l’artefice della riorganizzazione dell’esercito e aveva contribuito non poco a riportare la pace nella martoriate regioni orientali, sconfiggendo a più riprese le bande che da decenni vi imperversano sotto diverse sigle, eterodirette dai Paesi confinanti e da centri di potere internazionali (come acclarato dalle Nazioni Unite).

L’uomo è stato assassinato da una scheggia impazzita di una di queste fazioni terroristiche – il movimento dell’ADF/Nalu -, almeno questa è stata la vulgata accreditata. Ma Rete pace per il Congo, che da anni lavora per la riconciliazione, contesta la versione dei fatti e fa notare anzitutto che «il lancio di un obice in pieno giorno, a pochi chilometri dal centro di Beni, su una strada rettilinea e asfaltata, controllata dall’esercito congolese e, per di più, libera e scorrevole […] rende difficile [ipotizzare] un’infiltrazione estranea.

«Un’altra incongruenza – continua Rete pace per il Congo – è che il veicolo sia rimasto in posizione normale, come se si fosse fermato o se fosse stato parcheggiato sul ciglio della strada. Invece, secondo gli osservatori, all’impatto con l’obice, il veicolo avrebbe dovuto sbandare o rovesciarsi. Inoltre, benché abbia subito un incendio, il veicolo non presenta alcun indice di esplosione (danni significativi, spargimento di rottami, presenza di un cratere sul suolo…)». Risulta infatti «deformata» solo «l’ala anteriore destra».

Continua il documento: «Secondo alcuni esperti, dopo analisi e confronti di foto e video, l’attentato si sarebbe svolto come segue: una persona che conosceva il colonnello N’Dala avrebbe fatto un gesto (tipo autostop) per fermare il veicolo, altre persone sarebbero scese in strada, avrebbero individuato il colonnello N’Dala, l’avrebbero ucciso e poi avrebbero appiccato il fuoco al veicolo per far sparire le tracce».

Tra l’altro, nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio, sono stati arrestati diversi compagni d’armi del colonnello, segno che anche nella Rdc molti dubitano della versione ufficiale.

Rete pace per il Congo ricorda come molti ex combattenti delle fazioni terroristiche siano stati assorbiti all’interno dell’esercito regolare, al tempo di un primo tentativo di riconciliazione nazionale, in particolare la CNDP legata al Ruanda. E che parte di questi erano conniventi con le bande armate sconfitte dal colonnello. L’omicidio, quindi, secondo quanto riporta, in base a testimonianze, Rete pace per il Congo, potrebbe essere una vendetta, oppure, peggio, il tentativo di decapitare l’uomo forte dell’esercito congolese per destabilizzare e far precipitare nuovamente la già precaria situazione.

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