1 Aprile 2017

Si rischia un intervento degli Stati Uniti in Yemen

Si rischia un intervento degli Stati Uniti in Yemen
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26 marzo, manifestazione promossa dagli houti a Sana’a per protestare contro l’intervento saudita nel loro Paese

Quattro membri della Camera, democratici e repubblicani, stanno raccogliendo le firme di altri parlamentari per scongiurare un intervento diretto degli Stati Uniti della guerra che si sta svolgendo in Yemen.

 

Tale conflitto vede opposta l’etnia degli houti, sciiti ma alleati con i sunniti dell’ex presidente Abdullah Saleh, a una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita, che appoggia il neo-presidente, sunnita, Mansur Hadi. A citare l’esistenza dell’iniziativa dei parlamentari americani è

 

Da poco il conflitto ha celebrato un funesto anniversario, sono infatti due anni che questa guerra si prolunga dopo il fallimento di vari negoziati. Una guerra nella quale hanno perso la vita oltre 7.000 persone, di cui oltre 1.500 bambini; per tacere delle decine di migliaia di sfollati e delle tante vittime causate dagli stenti e dalla fame, anche perché stiamo parlando di uno dei Paesi più poveri del mondo.

 

Guerra alquanto dimenticata, nonostante l’aviazione della coalizione internazionale non si faccia scrupolo di bombardare edifici civili (i bombardamenti di Aleppo hanno avuto ben altra copertura mediatica, ma lì si trattava di dare addosso ad Assad… )

 

«”Coinvolgere i nostri militari contro gli houthi dello Yemen, quando essi non rappresentano una minaccia diretta per gli Stati Uniti e senza la preventiva autorizzazione del Congresso violerebbe la separazione dei poteri chiaramente delineati nella Costituzione”, si legge in una bozza della lettera indirizzata all’amministrazione Trump ottenuta da al Monitor».

 

Inoltre la missiva chiede all’Office of Legal Counsel del Dipartimento della giustizia quale giustificazione porterebbe l’amministrazione nel caso di un intervento diretto contro gli houti attuato «senza l’autorizzazione del Congresso».

 

Quanto prospettato dalla missiva non è affatto aleatorio. Secondo il cronista di al Monitor vari indizi avvalorano l’ipotesi di un possibile intervento Usa in Yemen: la vendita di armi americane alla coalizione sunnita guidata dai sauditi, l’allarme lanciato dall’allora consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn riguardo la minaccia rappresentata dal lancio di missili houti sul mar Rosso, mare nel quale transitano anche navi americane.

 

Ma a rendere ancor più realistica la prospettiva, le parole del capo del Comando Centrale Joseph Votel, che questa settimana, in una dichiarazione al Congresso degli Stati Uniti, ha affermato che nel conflitto yemenita sono «in gioco interessi vitali» degli Stati Uniti. Parole inequivocabili.

 

A rendere ancora più pericolosa la situazione il legame tra Teheran e gli houti. L’Iran non potrebbe restare indifferente a un coinvolgimento degli Usa nella guerra yemenita. Forse in risposta alle dichiarazioni di Votel, il 30 marzo, il ministro della Difesa di Teheran, Hossein Dehghan, ha chiesto a Washington di ritirare le forze armate inviate dal Golfo Persico.

Alta tensione. Urge raffreddare gli animi.

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