22 Gennaio 2014

Stiglitz e le diseguaglianze del mondo

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«Gli Stati Uniti sono tornati a crescere, ma la gente sta peggio anche se il Pil sale: il sogno americano è ormai un mito. Ci hanno detto per anni che non bisognava intervenire, altrimenti avremmo compromesso l’efficienza dell’economia, sarebbe calata la produttività. Adesso si vede che non era vero. Oggi tutti cominciano a preoccuparsi delle diseguaglianze, se non perché sono sensibili alle ragioni dell’equità, perché si stanno creando situazioni di grande tensione sociale: temono che la democrazia sia in pericolo […] Adesso anche il Fondo monetario internazionale ha posto le diseguaglianze al centro della sua agenda. Ora i governi si accorgono che devono intervenire e si comincia a capire che quello di cercare di fissare alcune regole globali sul modo di trattare il commercio, investimenti, attività finanziarie, non è un esercizio ozioso […] uno sviluppo sostenibile non è possibile ignorando le disparità estreme». Sono parole del premio nobel per l’economia Joseph Stiglitz in un convegno tenuto presso il Palazzo di Vetro dell’Onu, riprese dal Corriere della Sera del 22 genanio. 

Se vero che qualcosa nel senso auspicato da Stiglitz si muove, è vero pure che le resistenze sono tante e forti. Forse nelle sue parole c’è un ottimismo che non rispecchia la realtà fattuale, nondimeno segnalano un piccolo segnale di cambiamento. Difficile al momento prevedere se e quando questa presa di coscienza di parte del mondo porterà i frutti sperati.

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