29 Gennaio 2016

Trump, Sanders e l'antipolitica

Trump, Sanders e l'antipolitica
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In un’intervista rilasciata a Massimo Gaggi, Robert Reich si è soffermato sulle figure di Barnie Sanders e Donald Trump: «Sono i grandi fenomeni della campagna elettorale [Usa ndr.] perché, in modi diversi, sono campioni dell’antipolitica. Fanno appello agli stessi elettorati, di destra e sinistra: un ceto medio sfibrato dal continuo calo del suo potere d’acquisto […]»

 

«I colletti blu conservatori tifano Trump perché vedono in lui non il miliardario, ma una specie di “Superman” che promette di demolire l’establishement, compreso quello di Wall Strett. Che, infatti, lo teme, ma non sa più cosa contrapporgli. All’estremo opposto, lo scenario nel quale si muove Sanders è molto simile. Sembrava un rivoluzionario destinato a raccogliere briciole nel mercato della politica e invece la sua proposta di cambiamento radicale, una vera rivoluzione politica, sta ricevendo consensi a valanga nel mondo democratico, mettendo in pericolo la candidatura della Clinton».

 

Nota a margine. Data per scontata, come accade da ormai tre competizioni, la vittoria della Clinton alle presidenziali Usa, tutto si è riaperto. Corsa tutta da seguire quella alla Casa Bianca, anche per l’incognita della possibile discesa in campo da indipendente del magnate Michael Bloomberg, ipotesi che si fa ogni giorno più concreta. 

 

Non è che il destino del mondo dipenda dall’esito di queste elezioni, ma certo il prossimo inquilino della Casa Bianca avrà un ruolo importante nelle dinamiche della geopolitica mondiale. Sarà infatti chiamato a confrontarsi con la spina del terrorismo internazionale; con la rinnovata, quanto pericolosa, frattura tra Oriente e Occidente; con il dilagare della destabilizzazione e la crisi economico-finanziaria globale.

 

Un’agenda che fa tremare i polsi. In particolare se quello scranno sarà appannaggio di una figura inadeguata o succube degli ambiti americani che hanno contribuito al  – se non innescato il – dilagare delle attuali crisi. 

 

Detto questo val la pena accennare al fatto che se si arriverà a una sfida Bloomberg – Trump si assisterà a un confronto tra plurimiliardari. Al di là dei personaggi, non è un bel segnale per la democrazia. 

Si fa della facile ironia allorquando sui media si denunciano derive plutocratiche. E però il mondo occidentale sembra andare, purtroppo, in quella direzione. Servirebbero correttivi, ma appaiono lungi dall’essere messi a tema.

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