“I leader del mondo – continua Ignatius – ora devono pensare con la stessa combinazione di tenacia e creatività che il presidente John F. Kennedy ha dimostrato durante la crisi dei missili cubani […]. Ciò significa tracciare una linea ferma – Kennedy non ha mai vacillato sulla sua richiesta che i missili sovietici fossero rimossi da Cuba -, ma anche cercare modi per diminuire l’escalation”. Compito di Biden è quindi quello di tentare di “emulare la chiarezza e la finezza diplomatica di JFK. Un buon inizio, sempre, è capire il tuo avversario”.

Putin è convinto che l’Occidente voglia distruggere il suo Paese, prosegue Ignatius. Si potrebbe aggiungere che tale percezione non è così astratta, come invece egli sostiene, ma non è il caso di sottilizzare.

Importante, invece, è quanto scrive di seguito: “Un messaggio che Biden deve inviare, a Putin e al popolo russo, è che l’Occidente non cerca il predominio. Tracciare un percorso verso la reciproca stabilità nel dopoguerra [ucraino], se la Russia interrompesse la sua aggressione, sarebbe un inizio”.

Molto più significativo quanto aggiunge di seguito: “Il genio di Kennedy nella crisi dei missili cubani è stato quello di rispondere a un messaggio del leader sovietico Nikita Khrushchev che offriva un percorso per la de-escalation, piuttosto che ai suoi messaggi più bellicosi”.

“C’è una via di uscita simile con l’Ucraina? Ne dubito. Ma sono rimasto colpito dal fatto che Putin nel suo discorso di mercoledì abbia ripetuto la stessa affermazione che aveva fatto in una conferenza stampa tenuta la scorsa settimana in Uzbekistan: che cioè la Russia si era impegnata per una “soluzione pacifica” nei negoziati di fine marzo mediati dalla Turchia a Istanbul, ma che l’Ucraina e l’Occidente si erano tirati indietro (1). Ok, questa è la lettera a cui rispondere”.

“L’Ucraina, per ora, non mostra alcun interesse per il tipo di processo diplomatico che Biden ha affermato come necessario per porre fine alla guerra. Gli ucraini vogliono sfruttare il loro vantaggio raggiunto con i russi in ritirata, riconquistando quanto più territorio possibile prima dell’inverno. C’è una specie di comma 22 in questa situazione [il riferimento è a un romanzo su un circolo vizioso in ambito militare causato dalla follia ndr]: quando gli ucraini stavano perdendo terreno la scorsa estate, non volevano negoziare perché deboli. Ora che stanno avanzando, non vedono alcun motivo per scendere a compromessi da una posizione di forza. Kiev ha bisogno di un controllo della realtà sulle sue prospettive sul campo di battaglia a lungo termine“, che evidentemente egli vede non così propizie.

Più che interessante la conclusione della nota: “Kennedy è riuscito a risolvere la crisi dei missili cubani per due motivi. In primo luogo, ha dimostrato di essere pronto a rischiare una guerra nucleare per fermare una mossa sconsiderata di Mosca. In secondo luogo, attraverso un canale segreto, ha trovato una modalità salvavita per evitare la catastrofe finale. Biden dovrebbe studiare entrambe le lezioni”.

Giustamente Quirico conclude con un riferimento alla Prima Guerra mondiale, il conflitto che nessuno voleva, causato dal precipitare e dalla sottovalutazione degli eventi.

(1) Si continua a eludere la questione, pure non secondaria: è vero quanto afferma Putin? Se vero, come sembra, la storia di questa maledetta guerra va riscritta, anche considerando il fatto che allora le vittime erano relativamente poche, due -tre migliaia al massino, e non le decine di migliaia attuali. Si ricordi anche che, nella temperie, l’intelligence ucraina uccise uno dei suoi negoziatori, particolare da approfondire.

P.S. A proposito di bluff e scommesse può essere interessante la lezione che il Prof. Alessandro Barbero, professore di Storia Medievale e celeberrimo divulgatore, tenne nel 2014 sulle origini della I Guerra Mondiale. In quei mesi drammatici tutti gli attori principali persero la loro “scommessa” e la somma di tutti i bluff fecero divampa un conflitto che forse nessuno si aspettava. Buona visione!