29 Marzo 2022

Ucraina: i negoziati in Turchia e la disinformazione-bomba del WSJ

Ucraina: i negoziati in Turchia e la disinformazione-bomba del WSJ
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Roman Abramovich (in fondo con le cuffie) fotografato ieri presso la sede dei negoziati

A Istanbul si stanno svolgendo negoziati tra la delegazione ucraina e quella russa, che dovrebbero durare due giorni, tempistica che indica un incontro niente affatto formale. Arduo che si trovi un vero e proprio accordo, ma qualcosa potrebbe uscire.

È fallito il tentativo di far saltare il negoziato orchestrato ieri con la bomba lanciata dal Wall Street Journal che riportava la notizia che l’oligarca Roman Abramovich, che pare si stia spendendo nelle trattative, e due negoziatori ucraini sarebbero stati avvelenati dai russi nel corso dei primi colloqui di pace.

La notizia ha fatto il giro del mondo, rilanciata da tutti i media senza che nessuno cercasse uno straccio di riscontro, perché a riferirla era stato uno dei media più autorevoli del globo.

Così sintetizzava Dagospia: “Abramovich ha capito cosa vuol dire mettersi contro Putin. L’oligarca russo e due negoziatori ucraini avrebbero sofferto sintomi compatibili con l’avvelenamento da armi chimiche dopo un incontro a Kiev all’inizio del mese di marzo: occhi rossi, lacrimazione costante, pelle che si staccava. La notizia bomba è stata sparata dal Wall Street Journal. Il Daily Mail: l’ex boss del Chelsea ha perso la vista per ore ed è stato ricoverato per alcune ore in Turchia. Il sospetto attacco è stato commesso da qualcuno a Mosca che voleva sabotare le trattative per mettere fine alla guerra “.

Ma il giochino è durato solo qualche ora, dal momento che poco dopo la narrazione iniziava a essere corretta, con report che riconducevano le sintomatologie di cui sopra a fattori naturali. Oggi l’immagine rassicurante di Abramovich ai colloqui di pace, ai quali non sarebbe andato se la bufala avesse avuto un fondo di verità…

Ma perché il WSJ ha tirato fuori questa notizia tossica, ancor più dirompente perché a ridosso dell’inizio dei colloqui di pace in Turchia? Qualcuno sta avvelenando, stavolta davvero, i pozzi dai quali si potrebbe attingere una qualche soluzione alla guerra ucraina?

I negoziati che si stanno dipanando tra Russia e Ucraina sono avvolti da un velo di mistero, dal momento che poco o nulla trapela di quanto si sta davvero trattando. Come un alone di mistero adombra i negoziatori.

Per restare ad Abramovich, citiamo un curioso errore di Dagospia, che nel riferire la notizia dell’incidente del  velivolo militare M-346, che a metà marzo si schiantato nel lecchese, metteva a corredo della nota anche una foto che riportava la rotta del Gulstream privato dell’oligarca anglo-russo, che quel giorno era volato da Mosca diretto verso Israele.

Ma al di là degli svarioni, non si può non registrare che negoziare la fine di questa guerra porta sfortuna. Uno dei delegati ucraini che ha condotto la prima tornata di negoziati con la delegazione russa, il banchiere Aleksandr Dubinsky, il 5 marzo, poco dopo i colloqui, è stato ucciso dai servizi segreti ucraini, la SBU, perché accusato di essere una spia russa.

Nel riportare la notizia, il media indiano Sirf News riferiva che un deputato ucraino aveva twittato che Dubinsky sarebbe stato ucciso mentre la SBU stava “tentando di arrestarlo”. Lo stesso media riferiva che “due organi di stampa ucraini, Ukraina.ua e Obozrevatel, hanno confermato l’affermazione, citando entrambi le rispettive (o identiche) fonti anonime”.

“Il primo ha pubblicato una foto parzialmente sfocata di quello che si affermava fosse il corpo dell’uomo. L’immagine mostrava qualcuno sdraiato sul marciapiede a faccia in su, con il volto apparentemente insanguinato e una pozza di sangue sotto la testa”. Analoghe descrizioni del defunto si potevano rinvenire su altre fonti.

La descrizione della foto cozza con un arresto andato storto, dal momento che appare davvero arduo immaginare che una persona di una certa età come Dubinsky possa divincolarsi da agenti ben addestrati, che sarebbero stati così costretti a ucciderlo mentre tentava la fuga. E il corpo riverso sul marciapiede indica che Dubinsky non è stato ucciso a seguito di un arresto. Sembra piuttosto un omicidio avvenuto per strada, come notava anche il Riformista, da cui un certo alone di mistero.

L’uccisione avveniva poco dopo l’annuncio dell’apertura dei primi corridoi umanitari per evacuare i civili dalle città ucraine assediate, altra coincidenza sfortunata (e infatti fu procrastinata).

Ma al di là della sfortuna che aleggia attorno ai negoziati e ai negoziatori, resta la strana bomba mediatica del Wall Street Journal, che interpella e inquieta.

Resta da vedere se, nonostante l’intossicazione mediatica (difficilmente riconducibile a un banale svarione giornalistico), i colloqui che si stanno svolgendo in Turchia porteranno qualcosa di buono. Forse è troppo presto, ma qualcosa sembra stia accadendo davvero. Vediamo, speriamo.

 

P.S. Zelensky ha chiesto di parlare alla notte degli Oscar. Evidentemente ha ricevuto un niet da Hollywood che rappresenta un centro di potere americano. Forse questa America si è stufata di certi programmi di guerra